Le frequentazioni dell’ individuo metropolitano sono palesemente incentrate sul soddisfacimento dell’ interesse personale, in qualsivoglia forma si manifesti.
Stante l’ allarmante premessa, per logica conseguenza ogni atteggiamento inclusivo, accogliente, altruistico, tende ad una formalità inautentica, funzionale a tale soddisfacimento.
In relazione a ciò, già G. Simmel, all’inizio del secolo scorso, aveva sottolineato le incombenti sollecitazioni nevrotiche che la metropoli incistava nell’ individuo, le cui ricadute sul comportamento sociale possono ben attualizzarsi e sunteggiarsi nella descrizione di cui sopra.
Ma poiché il tempo del progresso ha inesorabilmente esteso e coinvolto quasi tutti i luoghi abitati in una dimensione metropolizzata sovraccarica di sollecitazioni nervose, non è stupefacente che la retorica narrazione di una società social-includente e l’idea di uno sconfinamento a tutto mondo, incorporata nel disponibile armamentario tecnologico-comunicativo, abbiano alla fin fine partorito un individuo de-socializzato, dalle relazioni affettive instabili, animato e ispirato esclusivamente da finalità utilitaristiche.
Ovviamente, dinanzi a tali instabili presupposti, restano giocoforza estromesse le relazioni affettive spontanee, laddove anche un’ amicizia di vecchia data, evento tipico della gioventù, viene di fatto archiviata in nome del “siamo amici perché eravamo amici” (cit. L. Meneghello), piuttosto che del “compagno di scuola, compagno di niente” (cit. A. Venditti).
Ne è dunque sortita una metropoli nevrotica che condanna, per un verso, ad un’ aridità relazionale strutturale, sussunta a modus vivendi, e per l’altro, ad una selezione delle frequentazioni dissuasa da ogni sentimentalità.
Tuttavia, a controbilanciare questo inaridimento affettivo metropolitano si presta l’unico ottimale rimedio alla solitudine: la famiglia, cui non a caso è ispirata la società distopica del film “The lobster” (2014) di Y. Lanthimos.
Per brutale sintesi, è la nevrotizzazione, disadorna di sentimentalità, corredata di nar-cinismo (neologismo che assiema narcisismo & cinismo, per i quali l’individuo trasforma in causa unicamente i propri interessi, anche minando i legami socio-affettivi – cit. C. Coler) a incistare, a spadroneggiare sulla vita metropolitana.
In ragione dei perduti sentimenti e di un’ “amicizia più esigente dell’amore” (cit. I Goncarov), è dimensionalmente rilevabile la misura in cui la solitudine individuale cerca (e trova) un appiglio proprio nel sentimento familiare, che in quanto bisogno si accontenta degli scampoli. Massimiliano Barbin Bertorelli
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