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Delfini Metropolitani: stagione di ricerca Fondazione Acquario di Genova

Delfini Metropolitani stagione di ricerca Fondazione Acquario di Genova
Delfini Metropolitani stagione di ricerca Fondazione Acquario di Genova

Delfini Metropolitani: stagione di ricerca Fondazione Acquario di Genova, riprendono ad aprile le attività del progetto

Delfini Metropolitani: stagione di ricerca Fondazione Acquario di Genova

  • Alcuni risultati dello studio presentati al Congresso internazionale dell’EAAM – Associazione Europea dei Mammiferi Acquatici
  • Nuovi strumenti di divulgazione e citizen science
  • Uno studio internazionale sulla presenza del tursiope nel Mar Mediterraneo pubblicato sulla prestigiosa rivista “Scientific Reports” del gruppo Nature

Riprendono ad aprile le attività del progetto Delfini Metropolitani, lo studio a lungo termine, coordinato da Acquario di Genova e Fondazione Acquario di Genova, che dal 2001 studia i cetacei lungo le coste della Liguria, all’interno del Santuario Pelagos, e che dallo scorso anno, grazie al supporto fornito dal progetto PROMED (www.promedproject.org), conta una nuova unità di ricerca in Romagna, Delfini Metropolitani – Adriatico, che coinvolge le strutture Acquario di Cattolica e Oltremare del gruppo Costa Edutainment.

I ricercatori riprenderanno le uscite in mare a bordo di diverse imbarcazioni, dotati di fotocamere con teleobiettivo e GPS, per mappare la presenza dei tursiopi e degli altri cetacei, utilizzando la foto-identificazione per identificare i singoli individui avvistati e tracciare i loro spostamenti.

Come è ormai consuetudine da circa 15 anni, i dati raccolti vengono caricati su Intercet (www.intercet.it), la piattaforma regionale della Liguria, gestita e coordinata da Fondazione Acquario di Genova, che già contiene i dati raccolti da oltre 50 istituti di ricerca mediterranei in oltre 20 anni di attività sul campo. Anche i nuovi dati, raccolti dall’unità adriatica di Delfini Metropolitani, vengono ora condivisi sulla piattaforma e analizzati in forma aggregata, aggiungendo un nuovo tassello al puzzle del Mediterraneo.

Questo lavoro di networking ha permesso di costruire una rete internazionale di collaborazione capace di raggiungere risultati su una scala di bacino, per studiare l’ecologia e lo stato di conservazione delle diverse specie (con particolare riferimento al tursiope) e identificare le aree di maggior diversità, come il Santuario Pelagos o il Mare di Alboran.

Congresso internazionale EAAM (European Association for Aquatic Mammals, https://www.eaam.be/)

I risultati degli studi sull’ecologia e sullo stato di conservazione del tursiope nel Mar Mediterraneo sono stati presentati il 12 marzo scorso al Congresso annuale dell’Associazione Europea dei Mammiferi Acquatici (EAAM, European Association for Aquatic Mammalshttps://www.eaam.be/) da Guido Gnone, Coordinatore Scientifico dell’Acquario di Genova e del progetto Delfini Metropolitani, a sottolineare l’importanza dell’impegno delle strutture zoologiche nella ricerca e conservazione delle popolazioni selvatiche.

Un passo importante in questa direzione è stata la proposta formale (da parte della Regione Liguria), di un nuovo SIC (Sito di Importanza Comunitaria) dedicato al tursiope in Liguria (D.G.R n. 414/2023), che si estende su tutta la piattaforma continentale della regione (a eccezione delle aree portuali), ovvero l’habitat preferito da questo delfino.

PROMED (www.promedproject.it) – le novità 2025

I dati raccolti dal progetto Delfini Metropolitani, sia in Liguria che in Romagna, contribuiscono, assieme a quelli di altri 30 partner internazionali, al progetto PROMED (PROtecting MEDiterranean Diversity).

PROMED, finanziato da Aderholt, Goh Trust sul triennio 2024-2026 e coordinato da Fondazione Acquario di Genova, ha tra i suoi principali obiettivi lo studio dell’impatto del cambiamento climatico sui cetacei del Mar Mediterraneo (per maggiori informazioni www.promedproject.it).

Per la nuova stagione (2025), PROMED introduce due importanti strumenti di Citizen Science, con l’obiettivo di incrementare gli sforzi di sensibilizzazione e conservazione grazie al coinvolgimento di giovani, fruitori del mare e cittadini:

Video divulgativo in computer grafica disponibile nelle principali lingue mediterranee (Italiano, Francese, Spagnolo, Inglese, Turco e Arabo), illustra in modo semplice e immediato la presenza dei cetacei nel Mediterraneo, le sfide per la loro conservazione, minacciata da attività umane e cambiamenti climatici, gli obiettivi del progetto e le linee di buona condotta da tenere durante gli avvistamenti per non disturbare gli animali.

Numero WhatsApp dedicato (+39 379 153 8203) alla Citizen Science, dove i cittadini possono inviare segnalazioni fotografiche di avvistamenti. Le segnalazioni, complete di fotografia, posizione geografica, data e ora, verranno verificate dai ricercatori e integrate in una sezione dedicata della piattaforma Intercet.

La pubblicazione scientifica su “Scientific Reports” (https://doi.org/10.1038/s41598-025-88605-0)

I dati raccolti dai molti partner che partecipano al network di Intercet sono alla base di uno studio internazionale sulla presenza del tursiope nel Mar Mediterraneo, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Scientific Reports” del gruppo Nature.

Lo studio indaga la presenza di diversi ecotipi di tursiope nel Mar Mediterraneo, attraverso un lavoro collettivo che ha coinvolto 55 enti provenienti da Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Montenegro, Grecia, Turchia, Israele, Tunisia, Scozia e USA:

Investigating the presence of different bottlenose dolphin ecotypes in the Mediterranean Sea (https://doi.org/10.1038/s41598-025-88605-0).

Gli ecotipi sono popolazioni di individui, all’interno della stessa specie, che presentano differenze morfologiche e fisiologiche (riconoscibili anche a livello genetico) rispetto ad altre popolazioni della medesima specie. Tali differenze sono il risultato di una specializzazione a un particolare contesto ecologico.

È noto che nell’Oceano Atlantico, come in altre parti del globo, sono presenti due ecotipi di tursiope: uno pelagico, di dimensioni leggermente maggiori, e uno costiero, leggermente più piccolo. Questi due ecotipi sono distinguibili per la morfologia, per il comportamento e per alcuni tratti genetici caratteristici.

Gli stessi tratti genetici si ritrovano nei tursiopi mediterranei, e questo è comprensibile perché questi delfini sono i discendenti di individui originari dell’Atlantico.

Secondo lo studio pubblicato su Scientific Reports, tuttavia, non sembra esserci un vero ecotipo pelagico nel nostro bacino. I tursiopi mediterranei, nelle aree investigate dai diversi partner, mostrano una netta predilezione per le acque di piattaforma comprese entro i 200 metri di profondità; gli avvistamenti in ambiente pelagico sono rari e riguardano comunque individui che mantengono un rapporto sociale con quelli costieri.

Dov’è finito dunque l’ecotipo pelagico? Una possibilità è che i tursiopi originariamente pelagici abbiano cambiato le loro abitudini nel corso della colonizzazione del Mediterraneo (pur mantenendo i loro tratti genetici originari), sviluppando al loro volta una preferenza per l’habitat di piattaforma e finendo per confondersi con quelli costieri originali.

Esiste però anche un’altra possibilità, ovvero che un ecotipo autenticamente pelagico sopravviva nel Mar Mediterraneo ma sia riuscito a “sfuggire” al network di ricerca perché confinato in poche aree residue.