10 aprile, oggi è il 173° anniversario della Polizia di Stato, le parole di Roberto Traverso, Segretario del SIAP
10 aprile, oggi è il 173° anniversario della Polizia di Stato. Nel celebrare il 173° anniversario della Polizia di Stato, Genova si conferma una città simbolica per riflettere sul significato profondo del concetto di sicurezza urbana. Un concetto che evolve nel tempo, che si plasma sulle trasformazioni sociali, urbanistiche e culturali, e che oggi più che mai deve essere inteso come un processo collettivo, fondato sulla partecipazione, sull’integrazione e sulla condivisione tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini.
La Polizia di Stato è oggi un presidio democratico irrinunciabile, ma non sempre è stato così. Prima dell’entrata in vigore della legge 121 del 1981, che segnò la riforma storica del corpo, le forze di Polizia erano prive di diritti sindacali. In quel periodo furono gli operai a scendere in piazza per chiedere la sindacalizzazione della Polizia, un passaggio cruciale nel processo di democratizzazione del Paese.
Ho l’onore personale di aver iniziato il mio percorso sindacale accanto a chi quel sindacato lo ha creato “nei tempi dei carbonari”, quando era vietato parlare di diritti e rappresentanza per gli agenti. Una battaglia che ha fatto scuola, diventando ancora oggi punto di riferimento per il mondo militare, che solo recentemente si sta aprendo alla rappresentanza sindacale. È un cammino che deve continuare, perché la piazza – sempre più teatro di tensioni sociali e conflitti generati da scelte politiche spesso miopi – è ancora oggi un banco di prova costante per chi vi lavora con responsabilità e in prima linea.
Negli anni ’70 e ’80 Genova era segnata da un forte degrado urbano, dalla diffusione massiccia dell’eroina e dalla presenza del terrorismo, con le Brigate Rosse a minare il senso di stabilità sociale. Il centro storico era diventato un simbolo della vulnerabilità urbana: edifici abbandonati, spazi insicuri, emarginazione. Un cambiamento importante si è verificato nel 1992 con le Colombiadi, un evento che ha rappresentato una svolta per la città. In quell’occasione, grazie a importanti interventi infrastrutturali e urbanistici, in particolare nel centro storico, si è avviato un processo di rigenerazione urbana che ha migliorato sensibilmente la percezione di sicurezza e vivibilità in molte aree cittadine.
Tuttavia, con il passare degli anni, è emerso un errore strategico importante: non è stato valorizzato pienamente il centro storico, e al contempo sono state trascurate le periferie, che rappresentano oggi le nuove frontiere del disagio urbano e sociale. Questo squilibrio territoriale ha acuito le fratture sociali e ha reso ancor più urgente la definizione di un progetto integrato e lungimirante di sicurezza urbana, che tenga conto delle criticità diffuse e non solo dei luoghi simbolici.
Negli ultimi decenni, se da un lato Genova ha visto una significativa riqualificazione urbana, dall’altro è esploso con forza un fenomeno preoccupante: lo spaccio di stupefacenti è diventato il reato dominante, attorno al quale ruotano molte altre attività criminali. Questa è oggi la vera cifra della cosiddetta criminalità diffusa. Il traffico di droga è il cuore di una rete che alimenta reati come estorsioni, truffe, riciclaggio e altre forme di violenza economica e sociale. In questo contesto, la criminalità organizzata – anche di stampo mafioso – utilizza lo spaccio come strumento di penetrazione nei territori, approfittando delle fragilità sociali e della mancanza di presidi continuativi nelle aree più deboli.
Di fronte a questa realtà, è imprescindibile il ruolo delle forze dell’ordine, in particolare della Polizia di Stato, la cui funzione investigativa e di presidio deve essere potenziata e posta al centro di una strategia più ampia. Ma la vera sfida si chiama sicurezza partecipata: un modello che preveda la collaborazione strutturata tra la Polizia di Stato, le altre forze dell’ordine – Carabinieri, Guardia di Finanza – e la Polizia Locale, che rappresenta una risorsa essenziale.
La Polizia Locale è una realtà importante, con professionalità qualificate e una conoscenza capillare del territorio, e deve essere pienamente valorizzata. Non si tratta di sovrapporre ruoli, ma di costruire un sistema in cui le diverse forze lavorino in sinergia, coordinate in modo efficace, nell’interesse della comunità. È necessario pensare a un progetto a medio e lungo termine, che non sia più frammentato, ma che possa garantire risposte concrete e stabili ai cittadini, costruendo una nuova fiducia tra istituzioni e popolazione. Genova ha bisogno di un modello rigenerato di sicurezza urbana, che sappia coinvolgere il tessuto sociale e costruire una rete che vada ben oltre la semplice repressione del crimine.
Non possiamo dimenticare che Genova ha vissuto, nel bene e nel male, momenti chiave della storia recente. Il G8 del 2001 rappresenta ancora una ferita aperta. In quei giorni si è assistito al fallimento di un modello di gestione dell’ordine pubblico e qualcuno ha messo in discussione le radici democratiche della Polizia di Stato. Ma la realtà ha dimostrato che chi ha portato avanti quell’accusa si sbagliava. La Polizia di Stato è un’istituzione che ha sempre pagato in prima persona gli errori di scelte politiche sbagliate. Le donne e gli uomini della Polizia hanno continuato, nonostante tutto, a garantire la democrazia e la legalità, esponendosi in prima linea con spirito di servizio.
In questo 173° anniversario, alla vigilia della celebrazione del 10 aprile, dobbiamo ribadire con forza che la Polizia di Stato deve essere il cuore di un sistema di sicurezza moderno, umano, integrato, partecipato, capace di affrontare con strumenti nuovi e condivisi il disagio sociale, le minacce urbane e la frammentazione del tessuto cittadino. Questo è il nostro impegno per il futuro. Questo è il senso profondo della Festa della Polizia.