A.A.C.Cessible culture, la cultura e i musei per tutti, grazie all’iniziativa Comunicazione Alternativa Aumentativa
A.A.C.Cessible culture, la cultura e i musei per tutti, cos’è e a cosa serve la Comunicazione Alternativa Aumentativa (CAA, in inglese AAC)? Si tratta di un linguaggio potenzialmente universale che permette di esprimere in simboli quanto normalmente viene comunicato attraverso la parola scritta o il suono.
È stato presentato questa mattina a Palazzo Tursi il Progetto europeo A.A.C.Cessible culture: Museums for everyone developing the Alternative Augmentative Communication tools (AAC), che ha lo scopo di consentire la fruizione del patrimonio museale a giovani con deficit comunicativi e dell’apprendimento, inclusi i minori di recente immigrazione, e far loro vivere appieno la dimensione culturale grazie a tecniche, strategie, tecnologie, conoscenze e simboli proprie dell’AAC.
Erano presenti l’assessore alle politiche culturali Barbara Grosso, l’assessore alla tutela dei diritti, Lorenza Rosso, il consigliere delegato ai servizi sociali Mario Baroni e il presidente della Cooperativa Solidarietà e Lavoro Stefano Dagnino.
Capofila del progetto, che coinvolge 7 partner da 6 paesi europei (Italia, Grecia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna), è la Cooperativa Solidarietà e Lavoro, impresa sociale che dal 1989 opera in ambito culturale e turistico a Genova e nel Nord Italia. Il Comune di Genova ha concesso il proprio patrocinio.
L’innovazione principale è costruire un modello espressamente dedicato a questi bambini, favorendo il loro sviluppo e l’autonomia, potenziando le dimensioni emozionali, relazionali e culturali che l’arte riesce ad infondere. Verranno creati codici e strumenti comunicativi originali in AAC; realizzati percorsi culturali reali e virtuali, digitalizzati, per la fruizione anche a distanza; creato un profilo di competenze per il settore culturale (il facilitatore), capace di progettare percorsi di fruizione adattati e di interagire col mondo della scuola o dell’associazionismo.
Il kick off operativo del progetto – che ha la durata di 24 mesi e coinvolgerà soggetti con competenze diverse e complementari alla realizzazione degli obiettivi di AAC, tra università, case editrici, scuole di vario grado, centri culturali e imprese sociali, a cui si aggiunge una rete di partner associati pubblici e del terzo settore – è l’incontro del pomeriggio nel Salone di Rappresentanza a cui sono stati invitati a partecipare il mondo della cultura, il mondo della scuola, dell’associazionismo, gli operatori culturali, educatori, ricercatori, le famiglie e i caregiver , e che rappresenterà il First Intellectual Output ovvero i risultati di una prima fase di ricerca per la comprensione dell’uso e del potenziale del modello AAC allo scopo di creare un modello europeo applicabile all’educazione culturale.
Seguirà una seconda fase in cui verrà testato il modello individuato in percorsi sperimentali ed una terza, con la definizione di Linee Guida per musei e istituzioni culturali. Nel frattempo verrà appositamente formato personale delle istituzioni culturali e delle scuole perché siano gli “strumenti” per “aprire” musei, percorsi culturali, opportunità educative e formative a persone con deficit comunicativi e dell’apprendimento.
Per quanto riguarda il mondo della scuola e della cultura, si stima che parteciperanno alle attività di ricerca, formazione e sperimentazione 40 operatori culturali, 60 insegnanti ed educatori, 600 minori con SEN più almeno altri 600 tra gruppi classe, famiglie e associazioni.
Nella UE si possono stimare in diversi milioni i bambini con Special Educational Needs (SEN), tra cui rientrano DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e iperattività, e minori under 15 di origine extra EU con scarsa conoscenza della lingua del paese ospitante.
“Nei musei – sottolinea l’assessore alle politiche culturali Barbara Grosso – sono già attivi da anni progetti legati al superamento delle barriere architettoniche e alla creazione di percorsi dedicati a persone con disabilità fisica, come ad esempio percorsi tattili, zone morbide, aperture in orari dedicati. Ora, con questo progetto, compiamo un ulteriore passo in avanti. In Italia l’88,5% delle persone con disabilità gravi non va mai al museo. Attraverso l’AAC il mondo della cultura può rispondere quindi al bisogno di poter confermare il proprio ruolo pubblico”.
“L’amministrazione comunale è in prima linea nelle politiche di coinvolgimento e di protezione di ogni fascia della popolazione, in special modo delle fasce deboli – osserva l’assessore alla tutela dei diritti, Lorenza Rosso – il modello di città che persegue questa amministrazione è quello di creare un ambiente inclusivo per tutti i cittadini. La comunicazione è, per definizione, uno scambio, e strumenti come l’AAC possono permettere a chi li usa di comunicare con tutti e sentirsi parte del gruppo, in qualsiasi contesto”.
“La nostra azione di assistenza e di supporto – dice il consigliere delegato ai servizi sociali Mario Baroni –, quando è supportata da politiche di inclusione, risulta maggiormente efficace. Vorrei inoltre sottolineare il proficuo rapporto che l’Amministrazione storicamente ha con le imprese che operano nel sociale: una forma di collaborazione che ci consente spesso di mettere in campo politiche innovative”.
Per Stefano Dagnino, presidente della Cooperativa Solidarietà e Lavoro, il progetto è un ulteriore tassello di un percorso già avviato. “Nei nostri 30 anni e più di attività – afferma – la Cooperativa ha creato e sostenuto molti progetti legati alla cultura e al sociale, un binomio che sappiamo ben coniugare perché unisce il nostro core business alla nostra mission, attenta all’inclusione e alla valorizzazione delle competenze”.