Un “lato debole” dell’edificio morale su cui poggiava (e poggia) la nostra Società, ben prima dell’ odierna circostanza sanitaria, è l’individualismo parossistico. Esso determina una orgogliosa esposizione di indifferenza verso tutto ciò che non rientra nella privata sfera di interesse.
La compromissione della vita sociale imposta dalla pandemia induce certamente una riflessione (anche) su come ricucire e rinsaldare tale logorato filo che collega l’individuo alla comunità, nel senso più intensivo e familiare del termine.
Sotto tale impulso, nel ripensare ad un nuovo assetto e ad un riavvio delle dinamiche economiche e sociali, occorre stabilire una saggia ed equilibrata interpolazione tra le distinte antinomiche componenti, evitando che la prima travolga la seconda.
A tal proposito, tra le notizie attinte qua e là, ho notato un comunicato stampa promosso da Elisa Avenia, titolare dell’Hotel Al Nuovo Porto di Bellaria (Rimini), da cui origina l’idea titolata “Una notte da Eroi”: una bella e concreta misura di accoglienza, suggerita in qualche modo dalla vicenda pandemica tuttora in atto.
Degna di attenzione la qualità dell’idea di questa albergatrice di Bellaria, riconoscente dell’impegno e del coraggio di “quelle figure che hanno tenuto in piedi l’Italia in questo momento così difficile e per dare un segnale di apertura e di accoglienza, di ospitalità” (cit.).
Degna di attenzione questa “notte da eroi” che Elisa, nella propria struttura ricettiva, ha promosso in omaggio al personale medico ed agli addetti GDO (grande distribuzione organizzata): a quelle categorie che, sia come sia, erano in prima linea già nella fase 1 del contenimento.
Un’esposizione al rischio mentre il lock down conduceva gran parte della comunità a starsene rifugiata e protetta tra le mura domestiche.
Una interessante e meritevole iniziativa dell’albergatrice romagnola all’insegna di una ospitalità che va ben oltre la tipica usanza locale e che traguarda la volontà di una ripresa della stagione estiva anche nell’ottica della coesione sociale.
In sintesi conclusiva, ogni circostanza collettiva drammatica può portare con sé, pur tra vicende infauste, il grato recupero dell’unione tra individui ed un riaccostamento solidale degli umani egoismi, analogamente a quanto constatava Maksim Gorkij nella sua narrazione della “Storia di un uomo inutile”.
Massimiliano Barbin Bertorelli