A Chiavari in mostra autografi di Napoleone. Alla Biblioteca della Società Economica lettere autografe e documenti appartenuti a Buonaparte.
A Chiavari in mostra autografi di Napoleone nel secondo centenario della sua morte.
Fra le chicche della manifestazione “230 e non sentirli” una mostra che svela 11 lettere autografe di Napoleone Buonaparte
In occasione del 230esimo anno di fondazione della Società Economica la Biblioteca svela uno dei tanti suoi prestigiosi tesori:
l’archivio napoleonico del Barone Alberto Lumbroso.
Nel bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, avvenuta il 5 maggio 1821 nell’isola britannica di Sant’Elena, il Bonaparte viene ricordato come un leader visionario, che pose le basi dello Stato moderno;
politici, storici e istituzioni ancora oggi si trovano a dover affrontare le mille sfaccettature del personaggio politico, dai lati positivi fino a quelli più difficili e ambigui.
La Biblioteca propone una mostra, allestita negli spazi della quadreria di palazzo Ravaschieri, dov’è esposta una selezione di 4 atti e 11 lettere autografe di Napoleone e iconografie dell’epoca.
Informazioni
La mostra è visitabile liberamente, dalle 10 alle 12, da venerdì a domenica.
E’ prevista anche una serie di visite guidata, a cura di Agnese Avena:
Giovedi 16, ore 18:30
Venerdi 17, ore 10:00 e 18:30
Sabato 18, ore 10:00 e 18:30
Domenica, 19 ore 10:00 e 18:30
Per prenotazioni telefonare al numero 339.7669319
Interessante anche l’origine dell’arrivo di questi importanti documenti sino alla Società Economica di Chiavari.
Come racconta la responsabile Maria Simonella:
<Nel periodo che va dal 1943 al 1946 la Sig.ra Ortensia Cuneo, dona alla biblioteca della Società Economica di Chiavari un’importante raccolta di manoscritti, documenti e autografi appartenuta al Barone Alberto Lumbroso.
E qui merita spendere due parole su questo interessante personaggio.
Alberto Emanuele Lumbroso nacque a Torino il 1 ottobre 1872, in una famiglia israelita, unico figlio di Giacomo e di Maria Esmeralda Todros, di nazionalità francese.
Il nonno paterno, Abramo, protomedico del bey di Tunisi, aveva ottenuto nel 1866 da Vittorio Emanuele II il titolo di barone per meriti scientifici e per speciali benemerenze.
Letterato e bibliofilo, sviluppò una notevole passione per la cultura erudita, collezionando autografi, raccogliendo motti proverbi e notizie folkloristiche.
Il materiale è per la maggior parte di argomento napoleonico ma vi sono anche documenti del Regno di Napoli e delle due Sicilie nonché dello Stato Pontificio.
Appassionato del periodo napoleonico, si laureò intorno al 1894, con una tesi su Napoleone I e l’Inghilterra.
Gli studi napoleonici occuparono interamente il Lumbroso fra l’ultimo decennio dell’Ottocento e il primo del Novecento.
Morì a Santa Margherita Ligure l’8 maggio 1942>.
La mostra è arricchita anche da una sorta di “appendice” dedicata ai corali miniati conservati nel fondo antico dela Biblioteca.
Come spiega ancora Maria Simonella:
<La Biblioteca della Società Economica di Chiavari conserva ben sette libri corali miniati, databili tra il XV e il XVI secolo, in questa occasione ne saranno esposti due.
Le distinzioni di stile tra miniaturisti dei corali della Società Economica di Chiavari, sono espresse nel grafismo e nella predilezione di alcune tonalità,
nell’uso di decorazione fitomorfica più o meno fitta e intrecciata, nel linguaggio robustamente plastico o più pacato,
nelle notazioni realistiche o stringate.
Si tratta comunque di uno stile sempre volto più alla ricerca della bellezza spirituale che al compiacimento della composizione fine a se stessa.
La notazione è quadrata. Le iniziali di varia grandezza, più o meno riccamente decorate, nei sette corali sono in totale 6160, delle quali 15 sono iniziali istoriate e 22 sono iniziali decorate.
Tutti i corali della Biblioteca della Società Economica seguono la liturgia francescana;
le miniature al loro interno sono accomunate da una accentuazione di moduli figurativi e ornamentali dei diversi miniaturisti di pennello e di penna, che si discostano dalla tradizione ligure.
L’influsso di altre regioni su questi corali di origine ligure, si spiega considerando che i codici miniati erano opera di frati.
Loro passavano di convento in convento, e che la provincia francescana di Genova, nel secolo XV, comprendeva anche il Piemonte>.