I giudici della Suprema Corte di Cassazione nei giorni scorsi l’hanno messo nero su bianco. Gli apparecchi elettronici di rilevamente delle infrazioni per eccesso di velocità devono essere omologati e non soltanto autorizzati ovvero approvati dal Ministero.
In sostanza, per una questione di giustizia, l’autovelox o il tutor deve essere sottoposto a una valutazione metrica che ne stabilisca, in via ufficiale, l’idonea funzionalità a tutela degli utenti.
Infatti, se un apparecchio elettronico non è omologato come si fa a stabilire se il presunto automobilista indisciplinato ha sgarrato di uno o due o dieci chilometri orari rispetto al limite imposto?
E’ con questo principio di giustizia che i supremi giudici hanno accolto l’impugnazione di un avvocato di Treviso che, da automobilista, aveva ricevuto una sanzione per aver viaggiato a 97 chilometri orari dove il limite è di 90 da un autovelox approvato, ma non omologato.
Le motivazioni della sentenza Suprema Corte sono chiare e indiscutibili: le apparecchiature elettroniche sono state autorizzate dal Ministero, ma non sono state sottoposte alla puntuale verifica tecnica necessaria alla loro omologazione, che non hanno mai ottenuto.
Come riportato stamane dall’edizione genovese del quotidiano La Repubblica, anche a Genova risulta che gli autovelox e i tutor installati dall’amministrazione comunale non siano omologati e quindi non siano a norma.
La questione riguarderebbe gli autovelox e i tutor installati in città: da quelli recenti in corso Europa a quelli “storici” in Sopraelevata a quelli della nuova strada Guido Rossa e Lungomare Canepa, via Polonio a Bolzaneto, sul viadotto per il Terminal Vte e sulla SS 45 di Bargagli.
A tutti questi tutor e autovelox fissi si aggiungono quelli mobili in dotazione alla Polizia locale di Genova, che risultano pure loro non omologati e pertanto fuorilegge.
Le sanzioni a danno degli automobilisti nel 2023 a Genova sono state ben 139.932 con sistemi fissi di rilevazione automatica del limite e soltanto 1652 con sistemi mobili.
Ora, grazie ai supremi giudici, si attende una pioggia di ricorsi contro Tursi.
Le casse del Comune di Genova rischiano di perdere almeno 7 milioni di euro all’anno derivanti dalle sanzioni con autovelox e tutor (le sanzioni per violazioni al Codice della Strada nel 2023 hanno fruttato alle casse di Tursi complessivamente 35.2 milioni di euro). .
“La prima cosa da fare – ha spiegato oggi all’agenzia Adnkronos l’avvocato Dario Giordano, ufficio legale Udicon – è leggere il verbale ricevuto e vedere se c’è traccia della mera approvazione oppure dell’omologazione del dispositivo, perché ci serve per capire se siamo in presenza di un dispositivo valido o meno. Non escludiamo quindi di fare un accesso agli atti per capire se c’è un’omologazione.
Se l’omologazione non dovesse essere presente allora il cittadino può ragionevolmente impugnare il verbale o presso il giudice di pace o presso il prefetto.
Attenzione. Perché come sempre ci sono dei pro e contro: il giudice di pace ha dei tempi più stringenti ma offre le garanzie del giudizio ordinario, il prefetto invece ha tempi più ampi per il ricorso, 60 giorni, ma si tratta di un procedimento amministrativo.
Per il prefetto il ricorso è gratuito ma determina il pagamento del doppio della sanzione qualora l’istanza venga respinta. Per il giudice di pace è necessario pagare il contributo unificato”.
Nessuna speranza, invece, per quanti hanno già pagato le multe ricevute.
“Per i verbali già pagati – ha precisato l’esperto – non c’è più nulla da fare perché si genera acquiescenza. Noi auspichiamo che la nuova sentenza della Cassazione faccia riflettere sul sistema delle sanzioni del Codice della strada in generale perché a volte sono poco proporzionali e quindi da ridisegnare complessivamente”.