Il governatore ligure Giovanni Toti è stato arrestato e messo ai domiciliari martedì 7 maggio (a un mese dalle elezioni europee e amministrative) per corruzione elettorale perché, sostanzialmente, avrebbe ricevuto 74mila euro di finanziamenti per la sua attività politico-elettorale dall’imprenditore portuale Aldo Spinelli (pure lui ai domiciliari) nel 2020-21.
E non certo per il presunto falso sui dati Covid per ottenere più vaccini, né per il presunto voto di scambio tanto è vero che non gli è stata mai contestata l’aggravante mafiosa. Fatti peraltro negati da Toti che durante l’interrogatorio ha risposto a tutte le 167 domande dei tre pm (una sola sul Covid) e respinto tutte le accuse.
Gli stessi pm della Procura di Genova non contestano mazzette, bustarelle o valigette piene di soldi perché agli atti di questo caso politico-giudiziario non esistono e non sono state trovate, ma ipotizzano una “tangente” (i finanziamenti elettorali) la cui somma è stata tracciata con bonifici e poi spesa per l’attività politica in modo trasparente.
Ciò che contestano i pm genovesi, al punto da chiedere e ottenere gli arresti domiciliari, è che il governatore ligure abbia ricevuto i finanziamenti elettorali (la “tangente”) in cambio di uno specifico interessamento o favori a Spinelli per la vicenda del porto. Anche se il governatore ligure ha spiegato nell’interrogatorio che tutti i suoi atti e comportamenti sono sempre stati leciti e fatti “nell’interesse pubblico”, con lo scopo politico di fare crescere lo sviluppo dello scalo genovese.
Oggi alcuni quotidiani, fra cui La Repubblica e il Corriere della Sera, hanno in sintesi riportato che, secondo alcune intercettazioni e interpretazioni degli investigatori della Guardia di Finanza, Spinelli avrebbe ricevuto dal fondo inglese Icon un “premio” da 50 milioni di euro, di cui 30 milioni gli sarebbero arrivati “cash”.
Al centro delle conversazioni dell’84enne imprenditore portuale, captate dagli inquirenti, ci sarebbero gli incassi della famiglia Spinelli derivanti dalla cessione del 4% del gruppo al fondo inglese Icon nel gennaio 2023, ossia dopo il rinnovo della concessione trentennale del Terminal Rinfuse a fine 2021 per cui gli inquirenti hanno già sentito il superteste Giorgio Carozzi, membro del comitato portuale in rappresentanza del Comune di Genova: “Non ricevetti nessuna pressione. Votai a favore in scienza e coscienza. Spinelli voleva 50 anni, poi è sceso a 40 e l’abbiamo chiusa a 30 anni”.
La Procura di Genova ora vuole fare luce sull’origine di questi 30 milioni di euro, arrivati da qualcuno di cui Spinelli “sembra voler scientemente nascondere il nome”.
Il dialogo riportato dai quotidiani è tra Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato (sospeso) di Iren Paolo Emilio Signorini (in carcere): “C’han dato una barcata di soldi che tu non hai un’idea… una cosa incredibile… come… c’han dato quasi trecento… c’han dato quasi trecento milioni”.
In un altro passaggio Spinelli dice all’amico Signorini: “Dovevano darmi un premio di 50 milioni, me l’han dato di 20… gli altri 30 me l’ha dati… va beh…”.
Se i pm genovesi indagano anche per eventuali reati finanziari di Spinelli e vogliono capire se la presunta differenza di 30 milioni di euro sia stata effettivamente data all’imprenditore portuale da qualcuno, sembrerebbe che in pochi si siano chiesti che razza di “tangente” è quella da 74mila euro data a Toti rispetto a un (presunto ancorché successivo) incasso da 50 milioni, di cui 30 milioni in contanti.
Vi sembra possibile che un politico corrotto prenda soltanto 74mila euro quando poteva ben sapere, come tutti, che l’affare ammontava a decine di milioni di euro?
Pertanto, in questo caso politico-giudiziario, al momento non appaiono emergere concreti elementi per definire quei 74mila euro come una “tangente” e Giovanni Toti come un “politico corrotto” da tenere, addirittura, agli arresti domiciliari.
Prof. Becchi: condizioni per arresto non sussistono, liberare Toti prima delle elezioni