Se i cari estinti riposano in pace, il luogo che li ospita non pare riuscirci allo stesso modo.
Ad accendere le polemiche è il caso del nuovo inceneritore, dopo che Socrem, la società che si occupa di cremazioni (ma anche di cultura, promuove corsi ad ampio raggio ed è quasi un centro di incontro di docenze, scienziati e persino Ordini professionali) manifesta il suo punto di vista sul tema inceneritore e contesta il nuovo.
Lo esplicita in una nota con allegata tabella sui dati delle emissioni.
“Incontrovertibili – per Socrem – quelli relativi alle emissioni previste dal progetto in costruzione a Staglieno e sub judice con sentenza del Tar prevista a febbraio (nello stesso mese in cui dovrebbero finire i lavori) e quelli relativi all’inceneritore esistente, che sono stati trasmessi e protocollati da Città Metropolitana e Arpal”.
“Macroscopiche le differenze con percentuali di maggiori emissioni del costruendo impianto, che vanno dal 23 per cento in più degli ossidi di azoto al 17443 per cento in più degli idrocarburi policiclici aromatici”, insiste Socrem, società che conta ben 120 anni di vita e attività, e che non recede dalla contestazione del progetto del nuovo inceneritore nel cimitero monumentale di Staglieno, conosciuto ed ammirato in tutto il mondo come esempio di grande ed eccellente architettura ma anche luogo sacro ricco di storia ed opere d’arte.
Visitato da persone provenienti da tutto il mondo e considerato uno dei grandi siti italiani di interesse culturale.
Nei primi 11 mesi del 2023 sono state cremate 6.344 salme; numero inferiore al 2022 quando furono 8.199. Operazione che potrebbe essere effettuata 14mila volte in un anno come quantità massima. Dino Frambati