Sembra non avere fine la crisi economica in cui ristagnano ormai da anni le piccole imprese nazionali, soprattutto quelle artigiane.
Ad annunciarlo arriva Confartigianato che parla di segnali poco confortanti quando si riferisce ai dati che confermano come l’accesso al credito per le micro e piccole imprese non decolla, nonostante maggio di quest’anno avesse fatto ben sperare gli addetti ai lavori con il suo +1,2% rispetto allo stesso mese del 2017; il segno positivo, però, lo si deve alla buona performance ottenuta dalle aziende che hanno nel loro organico più di 20 dipendenti, che trainano i risultati dell’indagine con un +1,5%, risultato purtroppo malamente compensato dall’ evidente stagnazione, con un – 0,1%, del segmento relativo alle imprese più piccole, tra le quali quelle artigiane vincono la classifica negativa, essendo quelle che sembrano godere di meno fiducia da parte degli istituti eroganti.
Eccessivo l’allarme lanciato da Confartigianato? Sembrerebbe di no, almeno a leggere con attenzione i numeri di questi ultimi sei anni: solo nel 2017 i finanziamenti alle imprese artigiane sono diminuiti dell’8%, pari a 3,3 miliardi di Euro, ma la lettura dei dati è ancora più inquietante se si considera che dal 2012 ad oggi sono ben 14 i miliardi di calo, pari a un crollo del 26% che possiamo definire vertiginoso.
A questo scenario per nulla incoraggiante bisogna aggiungere che i tassi d’interesse riservati agli artigiani delle piccole imprese che riescono ad avere accesso al credito risultano essere più alti di quelli concessi ai titolari delle imprese più grandi; nonostante, infatti, una percentuale di rischio minore dell’azienda stessa, i prestiti concessi alle piccole imprese risultano, infatti, gravati da uno spread di oltre 300 punti base, caratteristica che rende il denaro prestato a un artigiano decisamente più caro, quasi il doppio, rispetto a quello che viene concesso un imprenditore che gestisce un’azienda di medie o grosse dimensioni.
Prestiti personali molto rarefatti e decisamente cari, dunque, tanto per tirare una somma sintetica, e questa non è una buona notizia, in quanto, lo sa bene chi fa parte del settore, la disponibilità di liquidità è fondamentale per la sopravvivenza di un’azienda e per il suo sviluppo; non è così raro, ad esempio, che gli imprenditori in crisi ricorrano ad altre forme di finanziamento personale, come la cessione del quinto dello stipendio o della pensione di un familiare o di un genitore, per dotarsi di quella riserva finanziaria necessaria per operare quegli investimenti utili per agganciare la tanto agognata ripresa.
Non molto diversa la situazione nella nostra regione che chiude il 2017 con un dicembre che segna un – 6,9% di richieste di finanziamento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, che diventa – 7,9%, ovvero 79 milioni di Euro in meno, quando a presentare la domanda sono piccole imprese artigiane liguri.
In termini assoluti sono 929 i milioni di Euro che sono stati erogati, nel corso del 2017, alle imprese artigiane liguri, anche se in tutte le province si registrano percentuali negative: la provincia di Genova, con i suoi 433 milioni, ottiene un sostanzioso – 9%, come La Spezia, che conquista la stessa percentuale in negativo con i suoi 111 milioni; fanno un po’ meglio Imperia, – 5,2% e 133 milioni erogati, e Savona, – 6,8% e 252 milioni, che si attestano sotto le media regionale, ma non riescono comunque a portare a casa risultati confortanti.