Il gup di Roma oggi ha archiviato il caso delle presunte violenze sessuali da parte di Fausto Brizzi.
Si chiude così definitivamente la vicenda relativa allo scandalo aperto con le denunce di attrici o aspiranti tali (in alcuni casi tardive) e i servizi della trasmissione televisiva “Le Iene”.
Ora le donne rischiano una denuncia-querela per calunnia (reato punibile con una pena da due a tre anni di reclusione).
Sulla scia del caso Weinstein, per cui in Usa è nato anche il movimento femminista Me Too, le aspiranti attrici avevano accusato il regista romano e nel novembre 2017 i responsabili del format di Mediaset avevano trasmesso un’inchiesta con una serie di loro testimonianze, in gran parte anonime (quasi tutte apparivano a volto coperto e con la voce camuffata).
Tutte accusavano Fausto Brizzi di violenze sessuali, che per il gup risultano invece palesemente insussistenti.
“L’impianto narrativo articolato nell’atto di querela – ha scritto in sostanza il giudice nel decreto di archiviazione – non consente di individuare, neppure in astratto, elementi fattuali qualificanti l’assunta violenza sessuale”.
In sintesi, il gup ha poi definito “evanescenti” e “impalpabili” le iniziative di presunta prevaricazione che secondo le accuse sarebbero state messe in atto dall’indagato e ha evidenziato “l’estrema problematicità di riconoscere in una tale tipologia di approccio una reale potenzialità costrittiva della volontà” delle sedicenti vittime, sottolineando come sia da escludere che solo con “un cambio nel tono di voce” o una “maggiore risolutezza” il regista possa avere intimidito donne “con una solida esperienza di vita alle spalle” e non già adolescenti sprovvedute.
Il regista romano si era dichiarato estraneo alle accuse e aveva più volte affermato: “Mai e poi mai ho avuto nella mia vita rapporti sessuali non consenzienti”. Sua moglie aveva aggiunto: “Mi addolora molto ascoltare le accuse rivolte a Fausto perché non corrispondono in nessun modo alla persona che conosco”.