SAVONA. 2 APR. L’ artista norvegese Guro Håkensen ha presentato ieri alla Galleria Artender le sue ultime creazioni. “Duodji”, dal nome del tradizionale artigianato della popolazione lappone Sami, è il titolo della mostra a cura della critica d’arte Claudia Andreotta.
E’ proprio nelle popolazioni indigene Kven e Sami dell’estremo nord della Norvegia che Guro Håkensen ha le sue radici: Guro infatti nasce ad Oslo e fin da giovane comincia a dipingere con uno stile fortemente espressionista, ispirandosi alla natura, con la quale sente un forte legame grazie alle sue radici. Vincitrice di numerosi concorsi per giovani artisti norvegesi si trasferisce in Italia nel 2002. Giunta nel nostro Paese decide di approfondire la sua formazione artistica, prima nell’atelier di Lorenzo Rossi, professore d’arte laureato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, poi facendosi seguire alcuni anni dall’artista Elisabeth Werp. Attualmente vive in Liguria dove ha sede il suo studio artistico,
“Guro – spiega la Andreotta- utilizza una tecnica originale: su una base di legno o cartone riciclato, incolla pezzi strappati di tela di juta, poi dipinge con colori ad acrilico, stucco, foglia d’oro, per creare elementi figurativi sui toni della terra. La tela dunque non è semplice supporto, ma entra a far parte dell’opera a rappresentare la semplicità e la forza degli intrecci tra gli uomini. L’espressione del legame con la terra e la natura è un riflesso della cultura Sami; in particolare i lacerti di tela simboleggiano la precarietà della vita, il suo costante mutamento, corso al quale ci si deve adeguare.
L’utilizzo di un segno espressionista, sempre caro alla cultura nordica, è alla base della poetica della dell’artista che sviluppa in una narrazione non didascalica, un racconto lirico incentrato sulla natura in quanto fondamento della vita. I suoi volti indefiniti non ritraggono, ma si mostrano come la prosopopea di un’umanità fortemente legata soprattutto alla terra, ma anche all’aria, all’acqua, al fuoco, i suoi corpi, parafrasando Shakespeare, sono fatti della stessa materia della quale è fatta la natura: un’identità che da materiale si fa spirituale, in una connessione costante”.
In un mondo che sta correndo sempre più rapidamente, l’arte di Guro Håkensen offre l’occasione di fermarsi, di respirare, di addentrarsi tra le sue intense immagini, i colori della terra, gli intrecci della tela, gli echi dei silenzi della cultura Sami, per permettersi di vivere un momento di contatto con sè stessi e con la bellezza di esistere qui, adesso.
All’ inaugurazione era presente anche la nota critica d’ arte Francesca Bogliolo. Le opere di Guro Håkensen rimarranno in mostra sino al 18 aprile, alla galleria Artender, di Alessandro Scarpati, nei giorni venerdì, sabato e domenica, con il seguente orario: dalle ore 15 e 30 alle 18 e 30.
CLAUDIO ALMANZI