“E’ un incompetente che non si merita di avere una divisa. Se la deve levare. Perché non si tratta così un ragazzo da solo sdraiato sul letto. Un padre come lui. Mio figlio non faceva male a nessuno. Voleva solo la sua ragazza. Lui si è difeso. Ho sentito io il peperoncino. Loro volevano bloccarlo, ma bloccarlo di che cosa?
Se si voleva ammazzare? Mio figlio mai si sarebbe fatto del male. Semplicemente aveva un rasoio in mano per richiamare l’attenzione. Lui non si voleva fare del male. Lui non minacciava mai nessuno. Era un ragazzo affettuoso.
Un bravo ragazzo, non era un delinquente. Usciva alle 6 del mattino per uscire a lavorare come ascensorista. Questo ragazzo che gli ha sparato spero che un giorno si penta. Non si fa questo a un ragazzo che ha bisogno di un dottore, di un aiuto psicologico.
Mio figlio era sul letto sdraiato tranquillo. Mio figlio lo ha accoltellato perché lo hanno aggredito tirando tanto peperoncino. Non si poteva respirare in casa. Se a mio figlio non lo toccava nessuno, mio figlio non avrebbe aggredito nessuno. Perché mai aveva aggredito una persona. Se non lo toccavano, se non lo minacciavano. Lo hanno provocato. Io chiedo giustizia per mio figlio. Deve pagare”.
E’ la sintesi della testimonianza resa oggi pubblicamente da Lourdes Garcia, madre di Jefferson Tomala Garcia, il 20enne ecuadoriano che, secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, domenica scorsa in via Borzoli, sopra Sestri Ponente, ha accoltellato quasi a morte un sovrintendente di polizia ferendo anche un agente che per difendersi e salvare la vita al collega è stato costretto a estrarre la pistola e a sparare.
Le dichiarazioni sono state rilasciate davanti ai giornalisti nello studio degli avvocati della famiglia ecuadoriana. A ribadire che il loro congiunto non era un delinquente sono stati anche il fratello e la giovane moglie del 20enne ucciso.