Martedì 22 ottobre ore 20.30 al Teatro Duse, la prima di Trilogy in Two
Il nuovo spettacolo di Andrea Liberovici con protagonista la straordinaria cantante e performer Helga Davis insieme ai giovani e cosmopoliti musicisti dello Schallfeld Ensemble
Un’opera mosaico, come la definisce il suo autore, uno spettacolo multisensoriale con musica dal vivo, sull’idea di bellezza attraverso tre archetipi della cosiddetta identità europea: Faust, simbolo dell’uomo moderno; Florence Nightingale, fondatrice dell’assistenza infermieristica, esempio di solidarietà; Venezia, splendida città di mosaici che nasce dall’acqua e dal fango.
Un viaggio musicale attorno al tema della bellezza per lo straordinario talento vocale di Helga Davis, già protagonista di Einstein on the Beach di Robert Wilson e Philip Glass.
Già il titolo potrebbe sembrare un enigma, evocativo delle ironie Dada o di Gertrude Stein, oppure semplicemente essere un gioco di parole sul fatto che lo spettacolo è diviso in due atti ma continua (segretamente) anche nell’intervallo. Con Trilogy in Two, Andrea Liberovici, compositore, regista, autore, prosegue l’indagine nel suo “teatro del suono” basato su stimoli narrativi e musicali liberi e personalissimi. Il lavoro amplia alcune suggestioni contenute nel precedente spettacolo, l’apprezzatissimo Faust’s Box: non solo c’è una continuità di elementi drammaturgici, ma stessa è la straordinaria protagonista, l’americana Helga Davis (già coprotagonista di Einstein on the Beach di Bob Wilson e Philip Glass) qui affiancata dallo Schallfeld Ensemble con la direzione musicale di Sara Caneva.
È un’opera mosaico, allora, un incastro di tasselli che compongono un disegno complesso, in cui si ritrova Faust, figura goethiana assolutamente reinventata, assieme ad altri personaggi o luoghi emblematici, veri archetipi europei.
«Il tema dell’opera è l’identità europea, anch’essa costituita da mille tasselli diversi – spiega Liberovici – per questo, oltre Faust ecco Florence Nightingale, la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna; e infine Venezia simbolo di una architettura unica dell’ascolto. L’egoismo del primo; l’attenzione verso l’altro della seconda, contraltare ai nuovi razzismi; la bellezza oggettiva della città lagunare, che nella sua struttura fatta di acqua e mosaici, è testimone di ascolto e incontro, sono spunti per riflettere su ciò che chiamiamo Bellezza: la capitalista brama di possesso di Faust, l’umanesimo insito nella solidarietà di Nightingale, e Venezia che nasce dal fango su cui è costruita». Da qui, forse, si potrebbe ripartire per pensare a una nuova idea di Europa.