Neppure in questo clima di incertezze, paura e confusione il Teatro Nazionale diminuisce l’attenzione verso il suo pubblico, ben consapevole che proprio ora abbiamo tutti un bisogno insopprimibile di tenere sveglie le calorie vitali, quelle che meglio fanno apprezzare la buona arte e la buona compagnia.
E lo stesso Teatro sta ben attento a continuare il colloquio con la sua meglio gioventù, gli allievi neodiplomati della sua scuola e a non disperderne il patrimonio acquisito di energia, tecnica, attività.
Per questi motivi il Teatro Nazionale, mentre continua a provare i prossimi spettacoli, ha aperto qualche giorno fa alla sala Mercato del Teatro Modena la prova conclusiva de “Il mercato della carne” (spettacolo inserito come titolo di spicco della scorsa Rassegna di Drammaturgia Contemporanea e mai andato in scena) a un ristretto numero di operatori e giornalisti.
Una commedia nerissima e fin troppo attuale, che non bada a sfumature di linguaggio e situazioni, ambientata in un futuro incombente, dove la cosiddetta generazione Z è alle prese con il mondo del lavoro.
Corruzione, paranoie, nichilismo e ansia da prestazione in una lotta senza esclusione di colpi. La scrittura incisiva di Bruno Fornasari rivive nell’interpretazione di un ensemble dei giovani attori diplomati alla Scuola del Teatro Nazionale di Genova diretto da Simone Toni, che, presentando il lavoro, lo descrive come un testo pungente ed ironico; l’ambiente è un un surreale ufficio di collocamento, gestito da un farabutto, dove, in cambio di favori, si promettono colloqui di lavoro che non avvengono mai. “Mi sento di sperare – continua il regista – che quel mondo sia solo un incubo da cui usciremo presto”.
E ancora Toni rileva che ora davanti a noi c’è il nulla vero, l’annullamento del senso di una società e di una attività scenica che devono per forza avviarsi verso un cambiamento, affinché l’evento teatrale sia nuovo come dovremo esserlo noi quando ci potremo rivedere a meno di un metro.
Si sarà dunque in un mercato in cui tutte le parti (attori e spettatori) saranno sia i clienti che la merce. Un luogo in cui mantenere distanze di sicurezza per poi infrangerle, cercando insieme una via d’uscita, una speranza, che oggi popola solo l’immaginario. Elisa Prato