“Allevamenti più rispettosi del benessere degli animali: possibile? Auspicabile. E per arrivarci ci si sta muovendo sia a livello comunitario che nazionale: l’obiettivo è la transizione verso gli allevamenti senza gabbia di galline ovaiole, conigli, scrofe, vitelli e anatre”.
Lo ha dichiarato oggi il consigliere regionale del M5S Paolo Ugolini, primo firmatario di una risoluzione “per impegnare il presidente e la giunta regionale a predisporre politiche regionali e strumenti a supporto della transizione ad allevamenti senza gabbie e a trasmettere questa risoluzione al Governo”.
“Purtroppo, anche oggi – ha aggiunto Ugolini – la maggioranza ha perso un’occasione per fare la cosa giusta. Non si è voluto prendere spunto dall’iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) <End the Cage Age> (Stop all’era delle gabbie) che lo scorso 2 ottobre hanno consegnato all’UE 1,4 milioni di firme raccolte negli Stati membri.
Un’iniziativa che ha avuto grande eco anche nel nostro paese, dove sono state raccolte oltre 90mila firme e dove 21 delle 170 associazioni europee che si sono attivate sono italiane.
Eppure, è ormai risaputo che l’industrializzazione dei sistemi di allevamento intensivi costringe un alto numero di animali a vivere in spazi ristretti con ripercussioni negative sulla loro salute, oltre che sul loro benessere, favorendo la diffusione di virus e batteri che possono essere potenzialmente trasmissibili e all’origine di epidemie e pandemie.
Inoltre, questa condizione comporta l’impiego massiccio di antibiotici che poi ritroviamo nella carne che consumiamo”.
“L’utilizzo di gabbie rappresenta uno strumento ancora diffuso a cui si ricorre negli allevamenti intensivi, ragion per cui la loro dismissione potrebbe essere il primo passo verso modalità di allevamento più sostenibili, in grado di contribuire alla tutela della salute degli animali e quindi dei consumatori”.
“Oggi, votando contro, il centrodestra ha dimostrato di non essere informato o preoccupato per la salute dei cittadini. O hanno forse scambiato gli animali degli allevamenti per cinghiali e temuto che la risoluzione limitasse la loro passione per le doppiette?”, conclude Ugolini.