“In merito all’analisi effettuata dalla Fondazione Gimbe sull’andamento della fase 2 sull’emergenza coronavirus, Regione Liguria e Alisa ribadiscono che il monitoraggio è istituzionalmente affidato al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità, che ricevono i dati dalle Regioni attraverso una piattaforma dedicata e attraverso relazioni periodiche”.
Lo hanno riferito oggi i responsabili di Alisa e di Regine Liguria.
“Allo scopo di far comprendere la complessità e la ricchezza degli strumenti di monitoraggio – hanno spiegato da Alisa e Regione Liguria – sulla piattaforma sono inseriti oltre 500mila dati riguardanti i casi liguri e ogni relazione contiene decine di indicatori.
In considerazione della delicatezza e dell’importanza delle valutazioni sono necessarie costantemente analisi approfondite su decine di indicatori e interlocuzioni continue, con i ricercatori che alimentano i sistemi di sorveglianza con l’obiettivo di definire un fenomeno complesso come l’epidemia in corso.
Gli epidemiologici ben conoscono la difficoltà di analizzare solo pochi dati aggregati e di trarre conclusioni come effettuato da Gimbe.
Per quanto riguarda i tamponi eseguiti nelle diverse regioni i dati riportati dalla Fondazione Gimbe sorprendono: nell’allegato (che pubblichiamo, ndr) è indicato il numero medio di tamponi eseguiti giornalmente sulla popolazione (periodo di osservazione dal 1° al 24 maggio) in diverse regioni ed emerge chiaramente come la Liguria non si attesti al di sotto della media nazionale, ma sia superiore del 20% al dato italiano.
Per quanto riguarda il rapporto tra numero di tamponi eseguiti e incidenza, si è inoltre osservato come la media di tamponi eseguiti sia costante, mentre il numero di nuovi casi, ovvero l’incidenza, sia in continua diminuzione.
Confrontando la settimana dal 4 al 10 maggio con la settimana dal 18 al 24 maggio, l’incidenza di casi è diminuita del 41%.
La comparazione tra realtà diverse per popolazione e per quadro clinico iniziale, come le regioni italiane, non può prescindere dalla valutazione dei trend, come avviene, infatti, nei report del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, che non si rileva dai commenti degli analisti della Fondazione Gimbe”.