SAVONA. 27 DIC. Ci saranno tutti i campioni che hanno fatto la storia di una delle più importanti realtà della pallapugno italiana alla festa in programma domani ad Andora. Si celebrerà infatti, alle ore 17 e 30, a palazzo Tagliaferro, il 55esimo anniversario della nascita della mitica «Don Dagnino» .
Grazie a presidenti appassionati ed illuminati, come Lorenzo Anfosso, Sergio Torrengo, Alessndro Risso, Carlo Pallavicino, Roberto Risso, Pierino Olivieri, Antonio Cesana e Carmen Giulla, la squadra andorese ha vinto tanti titoli e coppe e per tutti questi anni ha rappresentato uno dei sodalizi più attivi nel lanciare talenti, nel creare campioni e nell’ appassionare tifosi di tante generazioni essendo anche una delle compagini più seguite ed amate della pallapugno nazionale.
I festeggiamenti sono organizzati nell’ ambito della Rassegna Storie Andoresi, ideata dall’Assessore alla Cultura Maria Teresa Nasi. Il terzo appuntamento, dedicato al Balun, celebrerà proprio i 55 anni di attività della squadra di pallapugno Don Dagnino.
Si tratta della più antica associazione sportiva di Andora che dagli anni Sessanta ad oggi ha conquistato numerosi titoli e campionati. La festa sarà una occasione per ricordare o salutare i campioni di ieri e di oggi, alcuni interverranno e faranno rivivere ai più giovani le grandi vittorie, le sfide, gli aneddoti ed i ricordi più cari. Verranno ricordati gli eventi più importanti per il sodalizio sportivo andorese a partire dalla sua fondazione: dalla costruzione dello sferisterio, a cui misero mano tanti volontari che trasformarono in un impianto attrezzato quel terreno grezzo che tutti chiavano “la fascia della Madonna” , alle tante vittorie. In sala le squadre di un tempo e i giovani campioni di oggi.
Un viaggio che andrà dal bianco e nero delle immagini degli anni Sessanta al moderno reality realizzato lo scorso hanno con la Federazione nazionale che ha testato i giovani talenti della pallapugno andorese. Sullo schermo scorreranno le immagini di campioni come Bertola, Feliciano, Stalla, Aicardi, Ghigliazza e Leoni.
CLAUDIO ALMANZI