Oggi pomeriggio, venerdì 4 febbraio a Genova, in piazza De Ferrari, davanti alla sede della Regione, dalle 15, si svolge una manifestazione in difesa dei maiali e dei cinghiali organizzata da Animalisti Genovesi e Fine dello Specismo.
«Chiediamo che non vengano abbattuti i cinghiali stanziali del Bisagno perché non rappresentano alcun pericolo per gli allevamenti di maiali presenti nelle regioni limitrofe, affermano i promotori. Non vogliamo che davanti alle case si svolga una carneficina di animali innocui e sani: come richiesto da migliaia di cittadini, devono essere poste reti di contenimento per impedire eventuali fuoriuscite dal greto.
Anche per i maiali “da compagnia” non esistono al momento certezze: Roberto Moschi, responsabile del servizio veterinaria di Alisa, ha affermato che si abbatteranno i capi da ingrasso, mentre quelli registrati come “altre attività” (ad esempio tibetani o vietnamiti) sarebbero salvi, a patto che vengano tenuti “segregati in casa”.
E per chi ha salvato maiali diversi da quelle specie? Per chi si prende cura di cinghiali o ibridi, regolarmente registrati e tenuti in sicurezza? Decine di famiglie devono affrontare spese ingenti per adeguare i propri recinti, ma senza avere indicazioni precise. Non ci basta un’intervista su un sito di notizie locali, chiediamo risposte ufficiali.
Si sta decidendo il massacro di migliaia di animali sani per tutelare allevamenti intensivi che al contrario possono essere fonte di epidemie (mucca pazza, aviaria, ecc), oltre che rappresentare un quotidiano massacro di esseri innocenti. Se non si ripensa completamente il modo di produzione e consumo del nostro cibo, ogni misura di contenimento di queste zoonosi resterà vana.
Il tutto ricorrendo ancora una volta a massicci abbattimenti, pur sapendo che la caccia si è dimostrata completamente inefficace nel produrre sensibili riduzioni di densità di una specie, il cinghiale, che è molto prolifica e reagisce alla pressione venatoria con un esplosivo successo riproduttivo.
Non possiamo restare fermi davanti a questo ennesimo orrore, a questo inaccettabile atto di arroganza antropocentrica».