“Questo testo, a mia prima firma, e’ stato pesantemente criticato in particolare dal magistrato e pm Nino Di Matteo, secondo il quale le indagini di mafia diventeranno piu’ difficoltose.
Secondo Di Matteo ogni reato sostanzialmente e’ mafia perche’ perseguendo quel reato si puo’ individuare un mafioso. E’ la teoria dei cosiddetti reati spia.
Perseguendo il responsabile di un semplice divieto di sosta, in effetti, si puo’ incappare in un pericoloso mafioso. Ed e’ evidente che con gli strumenti tecnologici a nostra disposizione siamo in grado di assicurare alla giustizia praticamente tutti i criminali.
Forse siamo anche in grado di prevenire i reati, con arresti e condanne preventive, mediante l’utilizzo dell’intelligenza artificiale predittiva, partendo magari dall’analisi della mimica facciale dei cittadini, dalle frasi pronunciate, dai movimenti del corpo, dalla famiglia di provenienza, dal livello scolastico.
Ma e’ davvero questo ‘Grande Fratello’ cio’ che vogliamo? Personalmente, da liberale mi ribello a una tale prospettiva”.
Lo ha dichiarato ieri il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin intervenendo in aula durante le dichiarazioni di voto sul nuovo ddl intercettazioni.
“Sono rimasto assai sorpreso – ha sottolineato Zanettin – anche dall’intervista rilasciata dal procuratore di Genova, secondo il quale l’inchiesta sul presidente della Liguria Giovanni Toti non si sarebbe potuta concludere se fossero state in vigore le norme che oggi proponiamo.
Vogliamo fare un bilancio di questa inchiesta? Tre anni di intercettazioni, 20 terabyte di dati digitali acquisiti al fascicolo processuale. E cosa hanno portato? A 1500 ore di lavori socialmente utili.
E’ un risultato di cui una Procura deve andare particolarmente orgogliosa? Ne valeva davvero la pena?
A meno che l’obiettivo della Procura non fosse la condanna penale, esito normale di un procedimento giudiziario, ma piuttosto il ricambio ai vertici della Regione Liguria, nel qual caso pero’ la Procura di Genova avrebbe commesso un evidente abuso di diritto”.