“Quasi due anni dopo i fatti si era aperto il processo riguardante la vicenda di piazza Tommaseo del 12 Gennaio 2018.
Giovedì 4 è prevista la seconda udienza, che potrebbe anche essere l’ultima, siccome gli imputati hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato.
Del gruppo di aggressori appartenenti a Casapound, tre sono gli accusati di concorso nell’accoltellamento alla schiena di uno dei dieci antifascisti”.
Lo hanno dichiarato su fb i responsabili di Genova Antifascista.
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“Fuoriuscirono – hanno aggiunto – con bottiglie, bastoni e coltelli alla mano dal loro covo di via Montevideo 53, dove fino a poche ore prima raccoglievano le firme per presentarsi alle elezioni politiche, e assaltarono alcuni compagni disarmati, ‘colpevoli’ ai loro occhi di affiggere manifesti antifascisti in zona.
Ricordiamocene quando questi fascisti invocheranno per l’ennesima volta la libertà di espressione, pur di ottenere una legittimità ed una agibilità politica.
Ricordiamo anche che proprio con il pretesto che si trattasse di raccolta firme per le liste elettorali (europee stavolta), la scorsa primavera il sindaco Marco Bucci evitò di applicare l’ordinanza comunale che vieterebbe il suolo pubblico a organizzazioni fasciste, tollerando tranquillamente un banchetto di Casapound in via Galata, presidiato tra l’altro proprio da uno degli imputati (dopo un altro banchetto in corso Italia poche settimane prima, ‘sfuggito’ miracolosamente all’occhio di vigili, assessori, consiglieri comunali di maggioranza e anche di opposizione).
E pazienza se magari nel frattempo ci fosse scappato un po’ di squadrismo.
Diverse manifestazioni partecipate da migliaia e migliaia di persone si sono susseguite a Genova prima e dopo quel fatto per chiedere con insistenza la chiusura dei covi fascisti nella nostra città.
Ebbene, i ‘democratici’ amministratori comunali se ne sono sostanzialmente infischiati di tali manifestazioni di volontà popolare, non accogliendone le richieste con alcun atto concreto e continuando a garantire copertura ai ratti fascisti (in nome della democrazia?).
Quel covo da cui gli squadristi uscirono il 12 gennaio 2018 non subì nemmeno un giorno di sequestro: pochi giorni dopo ospitò, come se niente fosse successo, la loro festa del tesseramento.
Noi invece alla loro presenza mai ci rassegneremo e continueremo a combatterli, potete starne certi”.