L’Autorità ha accertato due violazioni del Codice del Consumo da parte di Google e Apple.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) venerdì 26 novembre 2021 ha sanzionato Google e Apple. Entrambe le società dovranno pagare 10 milioni di euro ciascuna, per le irregolarità rilevate. E’ il massimo delle sanzioni, secondo la normativa vigente. L’Antitrust ha accertato due violazioni del Codice del Consumo:
La prima per carenze informative e un’altra, per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali. La decisione dell’Antitrust italiano segue altre sanzioni simili inflitte alle big tech da enti regolatori europei e italiani. Il 10 novembre 2021 il tribunale dell’Unione europea ha stabilito che Google dovrà pagare 2,4 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante. Così offrendo un vantaggio illegale al suo servizio di comparazione degli acquisti, Google Shopping.
Le carenze informative.
In particolare Google, sia nella fase di creazione dell’account sia durante l’utilizzo dei servizi, «omette informazioni rilevanti di cui il consumatore ha bisogno per decidere se accettare che la società raccolga le sue informazioni personali». Si legge nel provvedimento del Garante. Apple, sia nella fase di creazione dell’Id Apple che in occasione dell’accesso all’App Store, «non fornisce all’utente in maniera immediata ed esplicita alcuna indicazione sulla raccolta e sull’utilizzo dei suoi dati a fini commerciali», evidenziando solo che la raccolta dei dati è necessaria per migliorare l’esperienza del consumatore e la fruizione dei servizi.
Le pratiche aggressive.
Con la seconda istruttoria, l’Autorità ha accertato che le due società hanno attuato pratiche aggressive. Nella fase di creazione dell’account, Google preimposta l’accettazione da parte dell’utente al trasferimento dei propri dati per fini commerciali. In seguito, la società di Mountain View non chiede più al consumatore di confermare o modificare la scelta preimpostata.
Nel caso di Apple, invece, l’attività promozionale è basata su una modalità di acquisizione del consenso all’uso dei dati che «non prevede un’esplicita possibilità di scelta da parte del consumatore»: è la stessa «architettura di acquisizione» predisposta da Apple che spinge l’utente a subire la cessione delle informazioni personali.
La replica delle aziende Google e Apple.
«Crediamo che l’opinione dell’Autorità sia sbagliata e faremo ricorso contro la decisione. Apple è da tempo impegnata nella protezione della privacy degli utenti e lavoriamo con il massimo impegno per progettare funzionalità che proteggano i dati». Si legge in una nota di Apple. Sulla stessa posizione è anche Google, che si è detta intenzionata a presentare ricorso. ABov