Ieri sera si è aperta la 16°edizione del Festival Internazionale del Film Documentario BELDOCS 2023, manifestazione cinematografica d’ampio respiro che si tiene ogni anno nel mese di maggio a Belgrado.
Riportiamo di seguito quanto l’antropologo Damiano Gallinaro, ivi ospite, ci racconta.
Con una breve ma toccante cerimonia di apertura si è aperto ieri a Belgrado il sedicesimo Festival internazionale del documentario “16th Beldocs Medunarodni festival Dokumetarog Filma”. Prima della proiezione del film “Another Spring” di Mladen Kovačević, l’intera sala ha rispettato un toccante minuto di silenzio in memoria delle vittime della strage avvenuta nell’istituto scolastico Vladislav Ribnikar nel quartiere di Vračar e delle ulteriori vittime dell’omicidio di massa del giorno successivo nel paese di Mladenovac.
Belgrado, ma così l’intera Serbia, sono ancora sotto shock per quanto accaduto e nei volti delle persone che ho incontrato ieri, il velo di tristezza e di incredulità è ancora presente. Anche il programma del Festival ha subito dei cambiamenti in rispetto alle vittime e alle loro famiglie, e nei prossimi giorni ci sarà ancora l’occasione per tornare su quanto accaduto.
Il film di apertura “Another Spring” in prima visione assoluta, racconta in presa diretta e grazie a materiale d’archivio mirabilmente montato, il dramma dell’ultima epidemia di vaiolo che, nei primi anni settanta del novecento, colpì l’intera Jugoslavia a causa della “leggerezza” di un uomo proveniente dalla regione del Kosovo, che, durante il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca, nel comprare dei souvenir, venne a contatto probabilmente, con persone e oggetti infetti senza accorgersene. Nonostante la veloce propagazione del contagio dalla regione del Kosovo all’intera federazione, le immagini ci raccontano dell’efficacia della risposta della vaccinazione di massa portata avanti a ritmi e a tempi di record e che portò, alla fine, ad un bilancio di “soli” 147 morti.
La voce narrante è quella del medico che per primo intuì il ritorno del vaiolo in Jugoslavia e che si salvò per il semplice fatto di essersi vaccinato qualche anno prima in occasione di un suo viaggio on the road in India.
Un tema quanto mai attuale quello proposto da Mladen Kovačević e che ci riporta alla pandemia appena trascorsa e alle tante polemiche che hanno accompagnato la gestione della stessa.
Il ricchissimo programma odierno prevede una serie di workshop proposti dal Beldocs Industry in cui è possibile incontrare produttori e realizzatori di opere prime ancora in cerca di “sponsor”, ma, soprattutto un paio di film che seguirò e vi racconterò domani: “20 days in Mariupol” realizzato nella città proprio durante la guerra e “Lights of Sarajevo”, più il primo slot di corti in programma.
A domani per un nuovo racconto dal Festival.
Romina De Simone e Damiano Gallinaro