Scroscianti applausi per lo spettacolo A Midsummer night’s dream che ha inaugurato la stagione lirica del teatro Carlo Felice, recitato in inglese, composto nel 1960 da Benjamin Britten su libretto di Peter Pears, tratto dall’omonima commedia di William Shakespeare.
Uno spettacolo malinconico ed al tempo stesso malizioso, immerso in una atmosfera sognante e sospesa, dove neppure alla fine lo spettatore, coinvolto in un involucro di aspettativa, comprende dove finisce il sogno e dove comincia la realtà. Protagonisti principali sono due coppie di giovani: Lisandro e Ermia vorrebbero sposarsi ma sono contrastati dal padre di lei, Demetrio ed Elena sono innamorati in crisi.
Le loro vicende si intrecciano con l’episodio che dà inizio all’azione, un litigio tra il re e la regina delle fate Oberon e Titania e la decisione del re di vendicarsi della consorte, rendendola ridicola mediante l’uso del succo di un fiore magico che, propinatole dal folletto Puck durante il sonno, l’avrebbe fatta innamorare di chiunque si fosse trovata davanti al suo risveglio.
Lisandro ed Ermia progettano una fuga notturna nel bosco, Demetrio cerca di inseguirli perchè innamorato di Ermia, seguito a sua volta da Elena. Oberon, desideroso di riconciliare Demetrio ed Elena, ordina al folletto di usare il magico succo su Demetrio, ma Puck scambia Lisandro per Demetrio facendo innamorare il primo di Elena, dando così inizio ad una serie di equivoci, complici le notti estive che paiono fatte per dormire all’aperto…
La bella scena, uno spettacolo già di per sè nel susseguirsi dei quadri, consiste in un bosco dagli splendidi colori, soffuso di una percepibile nebbia britannica, con alberi di alto fusto, dritti ed efficacemente mobili che protendono ed intrecciano i rami formando figure simili ai diagrammi delle sinapsi del cervello, connessioni funzionali tra cellule nervose. Immagini quanto mai affascinanti che rammentano costantemente il tocco psicoanalico che pervade tutto lo spettacolo: un bosco dove le figure paiono muoversi come in un sogno, dove arriva persino un gigantesco orso mansueto a curiosare in punta di zampe tra le faccende umane.
Un bosco racchiuso in una cornice che rammenta il formato video, mentre i lunghi sonni e i meravigliati risvegli dei protagonisti sono vissuti in uno spazio verde esterno allo stesso, quasi per sottolineare ancora la mistura (o mistificazione) tra sogno e realtà. Simpatico l’apparire in scena di Puck appeso alle corde, vero deus ex machina della vicenda, impareggiabile la parte riguardante gli amori tra Titania ed un uomo tramutato in asino.
L’Amore pertanto corre seri rischi, ma stavolta, a dispetto di ogni evento o pressione, non ci sono morti per amore: le coppie si ricompongono nel lieto fine e trionfano gli affetti sognati sui momentanei deliri artificialmente indotti.
Affascinanti e sontuosi i costumi ispirati all’ epoca shakespeariana. Il maestro Renzetti interpreta magistralmente la musica di Britten, consentendo allo spettatore di seguire sia il complicato intreccio della trama, sia di gustare le belle e particolari voci degli interpreti, perfettamente modulate verso un gusto britannico raffinato e poetico, al sapore di musica antica.
Interessante, anche intesa come spaccato del fare teatro dell’epoca, l’esibizione degli attori-artigiani, quale “teatro nel teatro”.
Lo spettacolo resta al teatro Carlo Felice ancora per tre recite, domrnica 15, martedi 17, giovedi 19 ottobre. ELISA PRATO