Dopo una lunga trattativa, oggi il Governo italiano ha deciso per la messa amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia SpA (“ADI”) a seguito della richiesta di Invitalia.
Salta, in questo modo, l’ipotesi di accordo con ArcelorMittal, sul piano di salvataggio ipotizzato dall’ad Lucia Morselli.
Viene così trasferito il controllo della società dai suoi attuali azionisti, ArcelorMittal e Invitalia, ai commissari nominati dal Governo.
“Con decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso – si legge in una nota del ministero – Acciaierie di Italia S.p.A. (Adi, ndr) è stata ammessa, con decorrenza immediata, alla procedura di amministrazione straordinaria. E’ nominato commissario straordinario il dott. Giancarlo Quaranta, professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico”.
Commissario straordinario è stato nominato Giancarlo Quaranta con comunicazione data sul sito del ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Si conclude cosi – si legge in una lunga nota di Arcelor Mittal che pubblichiamo per intero – il coinvolgimento di ArcelorMittal in ADI, iniziato nel 2018. Da allora, ArcelorMittal si è impegnata a fondo per il personale e gli impianti di ADI – allora nota come Ilva – investendo oltre 2 miliardi di euro.
Questo massiccio investimento ha permesso ad ADI di completare nei tempi previsti un ampio programma ambientale da 800 milioni di euro garantito la conformità l’Autorizzazione Integrata Ambientale stabilita dal Governo italiano, nonché di investire 1,2 miliardi di euro nell’ammodernamento degli impianti di tutti i siti.
ADI ha inoltre beneficiato di centinaia di milioni di euro di credito grazie alla fornitura di materie prime da parte di ArcelorMittal.
ArcelorMittal desiderava affrontare la significativa discrepanza di capitale investito in ADI dai due azionisti.
Nel corso delle recenti discussioni, ArcelorMittal ha avanzato proposte pragmatiche volte risolvere tale questione e nel contempo a proseguire il partenariato pubblico-privato con Invitalia, istituito nell’aprile 2021.
Non essendo riusciti a trovare un accordo su condizioni accettabili, abbiamo anche proposto di vendere la nostra partecipazione in ADI a Invitalia.
Nonostante gli sforzi di ArcelorMittal le discussioni non hanno avuto successo.
Se dall’aprile 2021 ADI avesse avuto accesso al tradizionale mercato del debito e fosse stata cosi in grado di raccogliere il capitale circolante necessario per finanziare le sue esigenze correnti – invece di dipendere dalle iniezioni di capitale dai suoi azionisti come unica fonte di finanziamento – questa situazione avrebbe potuto essere evitata.
Malauguratamente, condizioni sospensive per consentire ad ADI di convertire il contratto di affitto di azienda in un acquisto formale (condizioni che esulano dal controllo di ADI), il cui soddisfacimento era originariamente previsto per il maggio 2022 e successivamente posticipato al maggio 2024 – rimangono oggi non soddisfatte.
La situazione finanziaria di ADI è stata ulteriormente influenzata dal fatto che il Governo italiano ha erogato meno di un terzo dei 2 miliardi di euro di misure di sostegno offerte al momento della creazione della partnership pubblico-privata con Invitalia.
Un turnaround già di per sé complesso è stato reso ancora più impegnativo dall’instabilità causata dalla temporanea rimozione dell’immunità penale applicabile durante il periodo di attuazione del programma di investimenti ambientali, dal contesto della domanda durante la crisi di Covid e dalla crisi energetica in Europa lo scorso anno.”