“Il nuovo regolamento della Regione Liguria sui Piani di bacino per la gestione delle aree esondabili solleva numerose criticità. Dopo avere incassato il ‘no’ delle associazioni ambientaliste e delle professioni e le perplessità dei Comuni, la giunta Toti continua ad andare avanti con un documento che rischia di aumentare il rischio idrogeologico sul nostro territorio ed è basato su osservazioni storiche sul cambiamento climatico ferme a 30 anni fa. Serve una legge regionale contro il consumo del suolo, un piano di intervento di messa in sicurezza dei versanti e il sostegno agli enti locali per attuarlo”.
Lo hanno dichiarato oggi il capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi e il consigliere regionale del Pd e presidente della commissione Ambiente Davide Natale.
“Ancora una volta – hanno aggiunto dal Pd – la giunta regionale dimostra di essere sorda alle richieste e alle osservazioni dei Comuni. E decide di approvare il nuovo regolamento sui Piani di bacino senza ascoltare i timori sollevati dai territori e sottovaluta i pericoli di costruire su quelle aree inondabili definite a basso rischio.
Delle tre pagine di osservazioni presentate, in alcuni casi dei veri e propri emendamenti, non c’è nessuna traccia nel regolamento che andrà in votazione in commissione giovedì.
Le amministrazioni comunali temono quanto è previsto nella nuova norma, in particolare il passaggio delle competenze dalla Regione ai singoli Comuni.
Con quale personale i Comuni potranno verificare, prima di rilasciare le autorizzazioni, la conformità dell’opera secondo il nuovo regolamento?
La giunta regionale non sa che non ci sono né le competenze né le risorse per farlo? Non è appesantendo gli Enti Locali e permettendo la realizzazione di piccoli interventi in alcune aree che si risolvono i problemi.
Regione Liguria deve predisporre e realizzare un piano di intervento per la messa in sicurezza del territorio riducendo le zone a rischio alluvione. Questa è la vera priorità, che metterebbe i Comuni nelle condizioni di disegnare il futuro delle proprie comunità.
Solo una giunta regionale che vive sulla luna ha potuto dare vita ad un regolamento così strutturato. Spostando di fatto ogni responsabilità ai Comuni, non assicurando loro un supporto attivo da parte del Dipartimento Ambiente e Protezione Civile e soprattutto non chiarendo una serie di interrogativi la cui definizione potrebbe causare molti problemi.
Sono inoltre numerose le questioni irrisolte su cui i Comuni chiedono chiarezza: mancano finanziamenti per il lavoro di mappatura, lasciato sulle spalle delle amministrazioni, i tempi di adeguamento degli strumenti urbanistici di protezione civile rischiano di produrre caos e incertezze, così come confusione c’è sui progetti in essere rispetto a al loro adeguamento.
Rimane sempre incomprensibile il tema della scelta di carattere ambientale e di protezione civile, alla luce della crisi climatica, tema non affrontato da questo documento.
La proposta della giunta Toti ha visto le forti perplessità degli Ordini dei Geologi e dell’Università di Genova sotto diversi punti. Il trasferimento di molti aspetti decisionali dalla Regione ai Comuni, che non hanno strutture idonee a reggere il carico di queste decisioni, comporterà una perdita di regia, e questo preoccupa.
Così come preoccupa che questo documento non affronti il tema del cambiamento climatico e i dati su cui viene impostato sono osservazioni storiche ferme a trent’anni fa, mentre invece è evidente, non solo dal punto di vista scientifico, che negli ultimi anni i fenomeni estremi stanno diventando sempre di più e sempre più intensi.
Nei prossimi anni metà della Regione avrà un aumento delle precipitazioni, mentre l’altra metà ne avrà meno, ma entrambi i fenomeni mettono in crisi il sistema. Poi c’è il tema delle cosiddette ‘aree a minor pericolosità’, previste dal regolamento della Giunta: una scelta politica, non tecnica, per costruire dove ora non si poteva.
Fortissime sono le perplessità su come sono state individuate. Come si può ritenere che si possano costruire nuove edificazioni in zone dove ci possono essere 70 centimetri d’acqua che viaggiano a 1 metro al secondo, una velocità sufficiente a trascinare cose e persone? Il regolamento sui piani di bacino non risolve i problemi di una Regione fragile come la Liguria.
Con una scorciatoia, come le aree ‘a minor pericolosità’, si cerca di scaricare sui Comuni la decisione, lasciando loro la possibilità di decidere se e come operare. Inoltre, queste aree, ipotizzate dalla Giunta, così ‘sicure’ non sono, visto che per precauzione non si possono realizzare edifici come scuole ed ospedali, mentre dall’altro lato, invece, si allargano talmente tanto le maglie da consentire interventi in zone esondabili.
Più che invenzioni dell’ultimo minuto, serve una strategia. Bisogna riscrivere il regolamento, stralciando le previsioni di nuova edificazione nelle aree esondabili, E soprattutto serve un piano per la mitigazione del rischio idrogeologico, partendo dai versanti e una legge contro il consumo di nuovo suolo, che consenta di regolare al meglio il suolo consumato e di rigenerare le città, rendendole più sicure e più sostenibili. Serve un supporto ai Comuni, soprattutto quelli piccoli, nella progettualità degli interventi per la sicurezza del territorio”.