“È ora che Giovanni Buzzi, presidente di Enpa Savona, la finisca di dire baggianate”.
Lo ha dichiarato oggi l’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Stefano Mai.
“Enpa Savona – ha spiegato l’assessore Mai – ogni anno riceve da Regione Liguria sostanziosi contributi economici per il recupero della fauna selvatica. Eppure prosegue con sterili polemiche.
Nessuno in Liguria riceve tanti contributi quanto loro per quest’attività.
Se il presidente Buzzi lamenta l’assenza di un centro per il recupero della fauna selvatica, ho già ribadito che come Regione Liguria siamo pronti a intervenire.
Quando sarà in grado di crearne uno, ce lo faccia sapere che faremo la nostra parte, come abbiamo già fatto nella provincia di Genova.
Riguardo i cormorani, probabilmente è accecato dalla necessità di visibilità.
Secondo lui dovremmo mettere le reti anti cormorano su ogni bacino della Liguria e su ogni torrente?
Le reti che utilizzano in altre regioni, vengono posizionate sugli allevamenti, ossia strutture ben definite, all’interno delle quali è possibile stendere reti in maniera uniforme e proteggere quanto allevato.
Ma evidentemente la poca conoscenza di questo signore lo porta a credere che sia possibile fare la stessa cosa lungo un torrente o su un lago, come quello del Brugneto.
Quello che il signor Buzzi non sa, o fa finta di non sapere, il che sarebbe anche peggio, è che nei nostri fiumi la prevalenza è sicuramente di fauna ittica autoctona. Quella poca che è rimasta.
E stiamo parlando delle specie che da sempre vivono nei nostri torrenti come ad esempio barbo, barbo canino, vairone, scazzone, lampreda, trota mediterranea, cagnetta, cavedano e anguilla.
Lo sa che un cormorano mangia fino a 1 chilo di pesce al giorno mettendo a rischio l’ecosistema fluviale?
Se il presidente Buzzi non trova adesioni alla sua associazione, evidentemente qualcuno lo conosce bene. E lo evita.
In compenso, io lavoro molto bene con Enpa Genova, con la quale abbiamo creato il primo centro recupero animali selvatici della Liguria.
I volontari che hanno a cura la nostra biodiversità animale, si comportano diversamente. Fanno poche parole e lavorano seriamente”.