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Attentato Adinolfi e apologia terrorismo: assolto anarchico genovese

Genova, Roberto Adinolfi gambizzato dagli anarchici (foto d'archivio)

“Io non mi dissocio” ma viene assolto dai giudici della Corte d’Appello per apologia di terrorismo, dopo essere stato condannato in primo grado a un anno e due mesi con rito abbreviato.

Colpo di scena oggi in appello per il caso dell’attivista genovese Carlo Francesco Di Marco, 36 anni, arcinoto agli investigatori della Digos e ai carabinieri del Ros per appartenere all’area anarco-insurrezionalista (durante la campagna elettorale del 2004 era stato anche arrestato e messo ai domiciliari con l’accusa di aver partecipato a un attentato contro una sede di Forza Italia in Sardegna).

Il procuratore generale aveva chiesto la condanna a tre anni e due mesi.

L’accusa si riferiva ai contorni della vicenda dell’attentato messo a segno contro l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, gambizzato in stile Brigate Rosse il 7 maggio 2012 nei pressi della sua abitazione in via Montello a Genova.

Secondo gli inquirenti, Di Marco avrebbe pubblicato sul sito online di area anarchica “Informa-azione” un documento contro altri anarchici genovesi che avevano preso le distanze dal compimento di azioni violente e, in particolare, dall’attentato contro Adinolfi, poi rivendicato dagli anarchici informali del nucleo Olga/Fai-Fri.

Nel documento, pubblicato il 15 maggio 2012, Di Marco avrebbe scritto, tra l’altro: “Per voi le armi sono un tabù. Ma come pensate di poter reagire a tutti i soprusi che quotidianamente vengono perpetrati da chi le armi le usa veramente e continuamente? Io non mi dissocio”.

Di Marco era stato anche accusato di avere redatto e diffuso un volantino in occasione della manifestazione pubblica che si era svolta nell’ottobre 2013 in occasione dell’udienza di primo grado a carico di Alfredo Cospito e Nicola Gai (accusati dell’attentato contro Adinolfi) facendo pubblicare su “Informa-azione” il documento intitolato: “La solidarietà è un’arma usiamola!”.

Tra l’altro, sul volantino si poteva leggere: “Abbattere il potere e non modificarlo è la soluzione più ovvia. Rispondiamo colpo su colpo”.