Si trovavano nel reparto pescheria del Centro Commerciale Le Serre
Anche quest’anno, all’ultimo dell’anno, si è verificata la stessa scena nel reparto pescheria del Centro Commerciale Le Serre.
“Nonostante ci si aspettasse che il virus e la sua relazione con la zoonosi avesse portato ad un calo degli acquisti di prodotti animali – spiegano gli attivisti – in realtà i capitoni quest’anno erano addirittura più di venti, detenuti di nuovo in quel triste vascone con all’interno pochissima acqua freddissima, temperatura non idonea alla loro sopravvivenza. Anche questa volta infatti alcuni di loro erano già morti. Abbiamo fatto di tutto per poterli salvare correndo fino alla foce del fiume per liberarli.
La liberazione è avvenuta a fine anno poiché i capitoni vengono mangiati prevalentemente a Natale e Capodanno. Se li avessimo liberati prima avrebbero potuto rimpiazzarli ed il nostro sforzo sarebbe stato inutile.
L’augurio per l’anno nuovo è che sempre più persone acquisiscano consapevolezza su cosa, mettono nel piatto. Si tratta a tutti gli effetti di vite che vogliono vivere.
Le Associazioni Oipa ed Enpa ricordano che in attuazione della L. 189/2004 sono stati inseriti nel Codice Penale l’art. 727 che punisce chiunque detenga animali in “condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze” e l’art. 544-ter che punisce “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagioni una lesione ad un animale ovvero lo sottoponga a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche.”
La legge punisce il maltrattamento di animali con una pena fino ad un anno di reclusione o con una sanzione fino a 15mila euro. Inoltre, la pena è aumentata della metà se dai fatti di cui sopra deriva la morte dell’animale.