I primi filonazisti del battaglione Azov, mercenari stranieri di ultradestra e militari ucraini, asseragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, si sono arresi alle Forze armate russe e il presidente-comico ucraino Volodymir Zelensky li definisce “eroi”.
“Grazie al lavoro dei militari delle Forze armate ucraine, dell’intelligence, della squadra dei negoziati, del Comitato internazionale della Croce Rossa e dell’Onu – ha dichiarato Zelensky su Telegram parlando anche dei filonazisti asseragliati all’Azovstal – speriamo di poter preservare la vita dei nostri ragazzi.
Tra di loro ci sono dei feriti gravi. A loro viene fornito aiuto.
Voglio sottolineare che gli eroi ucraini servono all’Ucraina vivi.
E’ cominciata l’operazione per far tornare i nostri militari a casa. E’ un lavoro che richiede delicatezza e tempi”.
Nel frattempo la Duma sta per approvare una legge con la quale si inserisce nell’elenco delle organizzazioni terroristiche il battaglione Azov, i cui componenti non potrebbero quindi essere scambiati con prigionieri russi in Ucraina.
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Ricordiamo che il battaglione Azov è stato fondato dal militare e politico suprematista bianco Andrіj Bіlec’kyj, che ne fu primo comandante come gruppo paramilitare di orientamento neonazista nel febbraio 2014, durante le prime fasi della guerra del Donbass, in risposta ai patrioti separatisti filorussi.
Il battaglione Azov è stato inquadrato nella Guardia nazionale dell’Ucraina nel novembre 2014 e quindi riconosciuto ufficialmente dal Governo Zelensky.
L’unità miliare fa aperto uso della simbologia della Germania nazista, come il Wolfsangel nello scudetto dell’unità.
È stata inoltre accusata di crimini di guerra e tortura, soprattutto nel Donbass, dall’OSCE, dall’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, da Amnesty International, da Human Rights Watch e da altre organizzazioni indipendenti.
Ed è proprio a Mariupol che nel giugno 2014 è avvenuto il battesimo del fuoco del reparto ucraino. La città costiera, diventata la roccaforte del battaglione Azov, ha fornito supporto e sostegno ai filonazisti. Ora è stata distrutta ed è tornata sotto il controllo dei separatisti filorussi e dei russi.