Omaggio di Genova alle prostitute dei “bassi”. Una targa di marmo dedicata alle donne “lavoratrici del meretricio” sul muro di un edificio prospiciente a palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità portuale di Genova, in Sottoripa.
Donne cantate anche da Fabrizio De Andrè, come la prostituta di via del Campo che non vende il suo corpo materialisticamente, ma dona agli uomini la parte più preziosa e delicata di sé stessa (la rosa).
La targa in marmo sarà inaugurata domani, 65esimo anniversario dall’entrata in vigore della Legge Merlin con la quale furono abolite le “case chiuse” ovvero i bordelli.
Le donne “lavoratrici del meretricio” cui è intitolata la targa sono quelle che, ai tempi della Repubblica di Genova, con le loro tasse contribuirono a finanziare le grande opere portuali come i moli e le banchine. Spazi che alle stesse prostitute erano proibiti perché avrebbero distratto marinai, camalli e altri lavoratori portuali.
“Dovevano pagare cinque soldi al giorno alla Repubblica di Genova, tra il Trecento e il Quattrocento – ha ricordato il presidente del Municipio Centro est Andrea Carratù (Lega) – e quel loro contributo era stato essenziale per realizzare le opere portuali”.
L’iniziativa è stata promossa da alcune realtà attive nel Centro storico di Genova: la Comunità di San Benedetto al Porto, l’associazione culturale Amon e l’associazione Princesa, voluta da don Andrea Gallo per difendere le prostitute dei “bassi” genovesi e che porta il nome della transessuale realmente esistita nei caruggi.
L’idea di rendere omaggio a quel mondo è nata sette anni fa ma arrivare a una sintesi che mettesse d’accordo tutti, Sovrintendenza compresa, non è stata semplice, dal lessico da utilizzare al muro dove affiggere la targa.