Il partito di Conte a caccia di voti: come rilanciarsi sfruttando gli arresti domiciliari di Toti
L’attenzione delle prossime elezioni europee è concentrata in larga parte su quello che accadrà nel centrodestra e in particolare alla Lega. Il successo di Matteo Salvini di cinque anni (34,7%) è un ricordo ormai lontano e oggi si lotta per galleggiare intorno al 10 per cento, possibilmente al di sopra di Forza Italia.
Insomma, le elezioni saranno importanti per la conferma della leadership di Salvini. Meno si parla, sui media, dell’importanza di queste elezioni per Giuseppe Conte e il M5S.
Diciamo subito che ormai questa forza politica ha solo il nome del Movimento e il garante, Beppe Grillo, che al momento è ben pagato da Conte per consentirgli una leadership indisturbata e senza rotture di scatole. Il nuovo partito è Conte-centrico. Tutto passa da lui e tutto viene deciso da lui.
L’immagine plastica di questa cosa è rappresentata dal fatto che il leader in campagna elettorale dà vita a una sorta di “one man show” sull’esempio dei Ted americani, come abbiamo visto ieri a Milano.
Solo che Conte parla per più di un’ora anziché per 18 minuti. E il pubblico si annoia. Salvo brevi comparse dei candidati è da solo sul palco. E Conte sul palco non è Grillo.
Ma com’è andrà il Movimento? Stando ad alcuni dati andrà male, ma proprio male. Al Sud, che, grazie al reddito di cittadinanza, è la roccaforte del voto dei Cinque stelle, ci sono indizi che lasciano presagire un esito addirittura inferiore alle attese.
Anzitutto alle parlamentarie come si può desumere dai risultati, la base non ha votato e le percentuali di attivisti coinvolti in meridione sono state risibili. In secondo luogo, i dati delle regionali nelle regioni dove si è votato sono stati più bassi rispetto sia alle ultime politiche sia alle ultime europee.
Mediamente, si sa, il Movimento ha percentuali inferiori all’europee rispetto alle politiche. Ultimo tassello Fico, uno dei pochi della vecchia generazione che è rimasto nel Movimento, è stato contestato negli scorsi giorni durante un’iniziativa pubblica a Bagnoli, che è la sua roccaforte. Sono solo esempi ma dicono più di tanti sondaggi.
Una sconfitta pesante nei numeri alle elezioni europee avrebbe ripercussioni notevoli all’interno del centrosinistra in cui il partito di Conte ormai è collocato. Altro che guidare il centrosinistra, il M5S risulterebbe ridimensionato e il PD sarebbe costretto a cercare un nuovo alleato centrista per la coalizione.
Difficile pensare che di fronte a questa situazione il garante faccia di nuovo sentire la sua voce. Grillo ha altri grilli per la testa e quelle “palanche” che Conte gli dà per tenerselo buono oggi gli servono.
Conte, però, vuole sfruttare al massimo il caso giudiziario successo in Regione Liguria con gli arresti ai domiciliari di Giovanni Toti, partecipando perfino personalmente (unico leader nazionale di partito) alla manifestazione in piazza dei “Comitati del No” in programma oggi a Genova contro il governatore ligure. L’occasione sarebbe stata perfetta per rilanciare il tema della corruzione, ma gli è andata male. Prof. Paolo Becchi
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