“Ministro Speranza quanti morti si sarebbero potuti evitare se invece di sconsigliare gli antinfiammatori li avesse raccomandati? Possibile che lei non debba pagare niente per tutto il male che ha fatto al popolo italiano? Ma io mi chiedo: come può dormire lei di notte?”.
La dichiarazione di ieri su Twitter del prof. Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Genova, che da sempre, dati alla mano, è stato critico nei confronti della gestione dell’emergenza coronavirus, ha suscitato la reazione di alcuni “fan” del ministro della Salute Roberto Speranza (ex Pd e attuale segretario di Articolo Uno).
Tra cui il giornalista, autore e conduttore radiotelevisivo Luca Bottura (Corriere della Sera e Rai) che sul social network ha attaccato il prof. genovese: “Volevo chiedere a @UniGenova se questo fenomeno insegna ancora da loro, perché sarebbe davvero incredibile”.
Ineccepibile e “tranchant” l’immediata replica del professore genovese: “Da quando le critiche politiche a un ministro sono da considerare giusta causa di licenziamento? La cosa non le sembra lievemente fascista?”.
Inoltre, in questo caso, appare opportuno chiedersi quale competenza possa avere Luca Bottura per decidere se il prof. Paolo Becchi, classe 1955, autore di duecento brillanti pubblicazioni concernenti la Filosofia del Diritto e in passato docente all’Università di Lucerna in Svizzera, abbia o meno i titoli per insegnare alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo genovese.
Come avvenuto in altre occasioni, quando alcuni radical chic o “fan” della sinistra ci avevano provato, anche stavolta il Rettore dell’Università di Genova Federico Delfino ha ribadito: “Il prof. Becchi parla da un account social personale, non di Unige”.
E quindi, aggiungiamo noi, non vivendo in un regime fascista o comunista, come chiunque altro dev’essere libero di criticare chi gli pare senza subìre qualsivoglia conseguenza. FGraf