“Una pace ‘vera’ non prevede l’invio di armi letali, una pace ‘vera’ nasce dal dialogo e non dagli insulti, una pace ‘vera’ può esserci solo facendo tacere le armi e tentando di raggiungere un accordo che preveda la sovranità e la neutralità dello Stato ucraino”.
Lo ha dichiarato su Twitter il prof. Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Genova.
“Dieci anni fa – ha aggiunto il prof. Becchi – ci hanno obbligato all’austerity: dovevamo ‘morire per Maastricht’ (Letta), ora vogliono costringerci a un’altra austerity ancora più pesante perché dobbiamo ‘morire per Kiev’.
Gli italiani però sono stanchi. Non vorrebbero morire per nessuno ma tornare a vivere”.
Ricordiamo che l’Ucraina di Zelensky non ha ancora riconosciuto l’indipendenza della Crimea.
Il referendum per l’indipendenza fu preceduto il 4 marzo 2014 dalla richiesta del Parlamento della Crimea, approvata con 78 voti su 81, che prevedeva che la Repubblica, se fosse diventata indipendente, potesse entrare a far parte della Federazione russa.
Il risultato fu schiacciante. Oltre il 95% degli elettori, sia ucraini sia russi, il 16 marzo 2014 votarono per l’indipendenza e il ricongiungimento con la Federazione russa.
Non è andata bene, invece, nel Donbass.
Il 6 aprile 2014 la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk riuscirono a proclamare la loro indipendenza prendendo il controllo di parte dei rispettivi territori, ma poi furono attaccati dai nazionalisti ucraini, inclusi i filonazisti del Battaglione Azov.
La guerra lì dura da 8 anni con vittime civili e donne e bambini uccisi.
La popolazione del Donbass è dal 2014 che soffre le pene dell’inferno.
Tuttavia, la UE e la Nato in tutti questi anni di atrocità e massacri hanno fatto poco o nulla e i media mainstream, a differenza di oggi, ne hanno parlato solo saltuariamente.