La maxi inchiesta della Procura di Genova su corruzione, durata quattro anni con pedinamenti e una valanga di intercettazioni, risolta con le dimissioni da governatore della Liguria e una pena della metà ovvero due anni da convertire in 1500 ore di lavori socialmente utili
Come tutti sanno ho difeso anche su questo giornale online Giovanni Toti, come avrei difeso chiunque altro, per il trattamento che ha dovuto subìre.
Ma sono rimasto sorpreso e deluso come molti cittadini, liguri e non liguri, per la sua decisione di patteggiare la pena e di arrendersi ai pm.
Lo poteva fare in silenzio e uscire di scena: una scelta personale , privata, rispettabile da questo punto di vista, ma così no.
Ha prevalso di fatto il calcolo personale, ma volerlo far passare politicamente come una vittoria perché in sostanza non avrebbe ammesso alcuna colpevolezza non gli fa onore. Quello che ha detto ieri in televisione non gli fa onore.
Patteggiare non significa essere innocenti, non significa non aver compiuto il reato.
Significa solo avere una riduzione consistente della pena ed evitare tutti i gradi del processo.
Ha vinto ancora una volta la Procura: questo è il fatto.
Toti probabilmente tra due anni ritornerà a fare politica come niente fosse successo. È invece qualcosa è successo, con questa sua decisione ha dimostrato che l’interesse personale in lui prevale, viene prima di quello politico.
Ha scelto il minor danno per lui, neppure riflettendo sul fatto che questo possa politicamente nuocere alle imminenti elezioni regionali. Meglio patteggiare che affrontare l’incubo dei processi, tanto tra due anni un posto in politica lo trovo di sicuro.
Non ha neppure preso seriamente in considerazione il rito abbreviato, ma ha preferito il patteggiamento. Non è di politici che ragionano in questo modo che l’Italia ha bisogno. Prof. Paolo Becchi
Toti: patteggiamento non significa essere colpevoli. Montagna ha partorito topolino