L’analisi del prof. genovese Paolo Becchi: “L’opposizione è il Pd di Schlein e con questa opposizione Meloni campa cent’anni”
Il risultato delle elezioni europee in Italia non lascia dubbi. Come avevo già scritto, già vedendo la scarsa affluenza al Sud, si poteva prevedere la sconfitta del partito di Giuseppe Conte.
Sì perché ormai di questo si tratta: di un partitino che non raggiunge neppure il dieci per cento e che è centrato solo su Conte. E gli italiani hanno ieri detto di no a Conte.
Grillo è ancora il garante di questo partito. Certo è pagato da Conte per tacere. Ma ci vorrebbe un ultimo scatto di orgoglio: chiedere a Conte di non usare più il simbolo del M5S e certificare la morte di quella esperienza.
La Lega: io non so come si possa essere felici di un risultato che nonostante l’exploit del generale Roberto Vannacci è sotto a Forza Italia.
Io non so come si possa essere felici quando un presidente del partito, il senatùr Umberto Bossi, dichiara di votare per un altro partito.
Io non so come si possa essere felici del fatto che vecchi leghisti hanno messo la preferenza senza fare la croce sul simbolo.
Senza Vannacci sarebbe andata peggio, ma essere contenti del risultato mi sembra troppo.
Il dato di fatto è che la Lega è ora dietro FI e questo avrà conseguenze di peso in molte decisioni del Governo. Per Salvini non sono rose e fiori.
Rose e fiori sono invece per Giorgia Meloni, che è l’unica leader al governo di un grande Paese europeo ad avere vinto (Francia e Germania hanno punito i loro Governi).
Ma rose e fiori anche anche per Elly Schlein, che mantiene la leadership fra i partiti d’opposizione.
E se l’opposizione è il Pd di Schlein con questa opposizione Meloni campa cent’anni. Non dimentichiamo che gli astenuti sono il primo partito. Prof. Paolo Becchi