Con la morte di Silvio Berlusconi finisce la Seconda Repubblica, di cui è stato il protagonista. Ora è giunto il tempo per far nascere la Terza Repubblica.
Su di lui si potrebbero scrivere tante cose, ma certo è che non si può ignorarne la grandezza, manifestata sotto vari e diversi aspetti.
Possiamo iniziare con il dire che è stato l’ultimo vero leader politico in Italia, il primo ad aver radicalmente cambiato la politica dopo il crollo della cosiddetta Prima Repubblica.
Da quando, infatti, è sceso in campo alla fine del 1993 tutto è cambiato e ha senza dubbio contribuito in maniera essenziale alla nascita della Seconda Repubblica.
Entrò in politica in un momento cruciale della storia d’Italia e ne ha determinato le sorti. La Democrazia Cristiana, il partito dei moderati italiani che dal dopoguerra aveva ininterrottamente governato il Paese, era finita. E tutto lasciava presagire che i comunisti avrebbero vinto le elezioni politiche, conquistando il Governo, dal momento che mancava un’alternativa di centrodestra, ma soprattutto un federatore capace di unire in un unico schieramento le forze liberali e moderate.
Berlusconi capì che non poteva restare a guardare. E di fronte all’indecisione e all’inconcludenza di altri attori del campo moderato come Mario Segni, decise di lanciare la sua “rivoluzione liberale”.
Creò un partito personale a cui nessuno sul principio sembrò dare credito definendolo un gruppo di improvvisati, senza alcuna possibilità di successo di fronte a una macchina potente e organizzata come era allora l’ex Partito Comunista.
Incredibilmente, in poche settimane, fu in grado di stravolgere i piani delle sinistre, ribaltare tutti i pronostici elettorali, sconfiggere la gioiosa macchina da guerra progressista capitanata da Achille Occhetto, mettendo in piedi uno schieramento di centrodestra che sotto l’egida di Forza Italia univa la Lega Nord al Settentrione e la destra missina al Centro-Sud.
Ha vinto con un rivoluzionario modo di fare politica, incentrato sulla potenza del mezzo televisivo, il suo pane quotidiano, visto che negli anni precedenti era stato capace di costruire il più grande colosso televisivo privato. Gli italiani gli hanno dato fiducia proprio perché vedevano in lui l’imprenditore di successo, che come aveva lanciato sul mercato dal nulla la prima azienda televisiva italiana, avrebbe saputo risollevare anche le sorti della Nazione.
Nonostante alti e bassi, Berlusconi per i venti anni a seguire è rimasto sempre sulla breccia, risorgendo politicamente dopo essere stato più volte dato per spacciato e per finito.
Ma poi tutto è precipitato. Contro Berlusconi si è scatenato un vero e proprio attacco della magistratura che è durato per anni, con inchieste e processi fondati su accuse di ogni tipo, dalla corruzione alle connivenze con la mafia, che lo hanno gradualmente logorato.
La sua parabola si è conclusa nel 2011, quando un colpo di stato finanziario ordito in Europa lo ha costretto alle dimissioni. Lo hanno fatto fuori perché amico di Putin, perché contrario a morire per Maastricht e perché diventato un pericolo pubblico per l’Europa. Da allora non si è più rialzato.
I processi lo hanno fiaccato, è arrivata anche una condanna definitiva in Cassazione per frode fiscale, tutti i tentativi di tornare in campo (l’ultimo l’anno scorso con la candidatura al Quirinale) sono stati un fallimento.
E’ finito lui ed è finita Forza Italia. Non lascia successori e il suo partito finirà con lui. Nel frattempo il mondo è cambiato e anche la politica.
Non ci sono più le televisioni a influenzare gli elettori, ma la rete internet.
Putin è diventato oggi il principale nemico del mondo occidentale e se si vuole avere successo anche in politica, bisogna adeguarsi alle mode, essere “Lgbtq+”. In questo nuovo mondo ormai Berlusconi è un pesce fuor d’acqua.
Lui però è rimasto coerente con se stesso e non a caso è forse l’unico leader in Europa ad aver ribadito la stima e l’amicizia con Putin, anche oggi che la propaganda occidentale lo dipinge come una sorta di nuovo Hitler.
Ma non c’è ombra di dubbio che Berlusconi abbia fatto la storia e che grazie a lui l’Italia abbia continuato a essere un Paese libero, liberale e democratico. Anche lui come tutti i grandi leader è stato capace di scelte importanti ma anche di colossali errori che alla fine ha pagato. Riuscirà la storia a essere obiettiva con lui? Prof. Paolo Becchi