MINSK Una piu’ che probabile guerriglia di spie contorna la morte del Ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei avvenuta due giorni fa a Erevan, Capitale dell’Armenia. Ecco che i fantasmi dell’ex URSS si rifanno vivi…o meglio non sono mai scomparsi nel buio delle tenebre infernali.
Il Ministro degli Esteri bielorusso morto improvvisamente, venerdi 25 novembre, a poche ore dall’incontro col suo omologo di Mosca, Lavrov lascia aperte incognite da spy story degne dei migliori film di genere.
Il governo di Minsk, dominato dittatorialmente dall’onnipresente Presidente Lukashenko da trentanni, non fornisce nessun dettaglio sulla sua scomparsa di Makei, mentre circolano voci su un suo possibile avvelenamento come “avvertimento” di Putin per convincere lo stesso baffuto Lukashenko a combattere a fianco dei russi, in Ucraina.
La morte di Vladimir Makei, scomparso dunque a Erevan, in Armenia, mentre si svolgeva la conferenza dell’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva, apre il campo a varie suggestioni e ipotesi. Inclusa quella di cambio politico a Minsk sul quale il Cremlino starebbe facendo pressione per convincere la Bielorussia a sfondare in Ucraina.
Mosca, da parte sua, “diplomaticamente” e ufficialmente si è detta “scioccata” dalla morte di Makei e Lavrov ha annullato la sua visita a Minsk, Capitale della stessa Bielorussia che era in programma oggi. Lavrov avrebbe infatti dovuto incontrare oggi proprio Makei e al centro dei colloqui sarebbe entrato anche il conflitto ucraino.
“Vladimir Vladimirovich Makei era un vero amico della Russia” – ha dichiarato il Ministero degli Esteri russo. “Ha dato un contributo unico allo sviluppo della cooperazione bilaterale, alla costruzione dello Stato dell’Unione, al rafforzamento dei legami tra i popoli fraterni della Russia e della Bielorussia“.
La calibrata e ufficiale nota del Cremlino definisce il politico deceduto “un diplomatico e uno statista eccezionale, un vero patriota che ha dedicato la sua vita a servire la sua patria e a proteggere i suoi interessi nell’arena internazionale”. “Vladimir Vladimirovich Makei rimarrà per sempre nei nostri cuori come un uomo dall’animo ampio e dalla profonda saggezza, un brillante professionista, un compagno di squadra e un amico leale, che si è guadagnato l’amore e il rispetto non solo dei cittadini del suo Paese, ma anche ben oltre la Bielorussia“ – si conclude cosi’ il messaggio.
Makei, chi era costui? E qual era il suo rapporto con la Russia? Per l’opposizione interna bielorussa, rappresentata dalla leader in esilio Sviatlana Tsikhanouskaya, è stato “un traditore”, perché nel 2020, quando venne rieletto alla presidenza Lukashenko, sostenne la repressione dei manifestanti, e ritenne l’Occidente responsabile delle proteste.
Dal punto di vista politico, però, da Anton Gerashchenko, Consigliere del Ministero dell’Interno di Kiev additato in guardato in tralice dai servizi di mezzo mondo per un database anonimo che ha stilato liste di proscrizione di oltre 4.000 reporter ucraini e stranieri non graditi, arriva un’altra prospettiva.
Makei, ha scritto Gerashchenko su Twitter, “è stato nominato come possibile successore di Lukashenko. Era uno dei pochi non sotto l’influenza russa. Le voci dicono che questo decesso avvolto dal mistero potrebbe essere un segnale per lo stesso “lider maximo” bielorusso Lukashenko“. Gerashchenko parla di un’ipotesi che sta circolando, senza specificarne la provenienza, ovve(rossia) che Makei potrebbe essere stato addirittura avvelenato, come non è certo ancora dato sapere e forse non lo sarà mai.
Fedelissimo del dittatore bielorusso, il Ministro Makei aveva chiesto sostegno alla Russia per reprimere le proteste due anni fa e alla richiesta del Cremlino di supportarlo nel conflitto ucraino aveva dato l’assenso a dispiegare truppe al confine, ma restando in territorio bielorusso. E chiarendo che Minsk non sarebbe stata a disposizione per un intervento diretto in Ucraina. Un “punto dolente” sul quale Putin, secondo quanto emerge da uno studio del Robert Lansing Institute, starebbe facendo pressione.
Tutto sembrerebbe tornare, anche il condizionale in questa “strana storia” è piu’ che mai d’obbligo. L’annuncio della scomparsa di Makei è piombato infatti come un macigno nello stesso giorno in cui i media ucraini hanno pubblicato le affermazioni del centro studi americano citato secondo il quale Putin avrebbe un piano per eseguire un attentato, o un falso attentato, a Lukashenko per intimidirlo e così spingerlo a intervenire direttamente con le sue truppe al fianco di Mosca in Ucraina.
Un piano che potrebbe essere messo in pratica già nei prossimi giorni, afferma lo stesso Robert Lansing Institute, che si presenta come un’organizzazione impegnata nella ricerca volta a “migliorare la capacità euro-atlantica di contrastare le operazioni ibride e rispondere alle minacce emergenti per raggiungere obiettivi strategici”. Per questo nel suo post su Twitter Gerashchenko ha parlato di un possibile “avvertimento” diretto proprio a Lukashenko.
Seppur legata a Mosca da stretti accordi politici, economici e militari, Minsk tuttavia è rimasta cauta e si è astenuta finora dal prendere parte direttamente al conflitto ucraino. Dalla fine di ottobre, pero’, le truppe dei due Paesi euroasiatici hanno avviato uno schieramento congiunto sul territorio bielorusso che prevede l’invio di circa 9.000 soldati russi, armamenti e jet Mig-31 con il fine di costituire il primo nucleo di una forza integrata prevista dagli accordi bilaterali sullo Stato dell’Unione. La Bielorussia dunque cerca di mantenere un difficile equilibrio sulla corda tesa piu’ che mai della guerra russo-ucraina per salvaguardare anche i suoi interessi nazionali.
Stretto collaboratore di Lukashenko fin dal 2000, poi suo Capo di Gabinetto e infine Ministro degli Esteri dal 2012, Makei ha difeso con convinzione le motivazioni della Russia per giustificare la sua operazione militare in Ucraina. Pero’…nel settembre scorso, quando si trovava a New York per l’Assemblea Generale dell’Onu, Makei ha affermato in un’intervista a France 24 che Minsk era interessata a tenere anche “aperti i canali di comunicazione” con l’Europa, definendo l’Ue “un buon partner commerciale ed economico”.
Quanto all’Ucraina, affermava l’esigenza di “mettere fine al conflitto il prima possibile” attraverso le vie diplomatiche. Ora con la sua morte avvolta dalle nebbie della piu’ cinica geopolica prendono forma anche altre ipotesi. Intanto la guerra Mosca vs. Kiev…o viceversa…continua senza un orizzonte di uno straccio di tregua.
Marcello Di Meglio