Biodiversità: pappagallini e parrocchetti si spostano nelle vallate, ma restano fedeli ai nidi di città alla Foce
Biodiversità: pappagallini e parrocchetti si spostano nelle vallate. È quanto emerge dal primo monitoraggio realizzato dal Comune di Genova in collaborazione con il Museo di Storia Naturale Doria, Arpal e Università di Genova (Distav e Dafist)
Prosegue il programma di monitoraggio di alcune specie animali “aliene” presenti sul territorio del Comune di Genova, in particolare pappagallini e parrocchetti. Partito da un anno, ha come attori principali l’assessorato alla Transizione Ecologica, il Museo di Storia Naturale “Giacomo Doria”, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL) e l’Università di Genova, nel dipartimento di Scienze della terra, dell’ambiente e della vita (DISTAV) e, recentemente, anche il dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia (DAFIST) dell’Università di Genova.
Quest’ultima estensione si inserisce nell’ambito del progetto PRIN 2017 “Sylva: ripensare la selva”, in occasione del quale i geografi del Geo-Carto Lab del dipartimento DAFIST dell’Università di Genova hanno avviato uno studio analitico sullo spazio urbano genovese, in particolare sulla presenza di animali selvatici.
Negli ultimi anni, i mutamenti climatici hanno favorito l’ingresso e la proliferazione di specie alloctone in diversi ecosistemi europei. Tra queste proprio i parrocchetti dal collare, originari dell’Asia e dell’Africa subsahariana, e le amazzoni, originarie del Sud America, costituiscono una necessità gestionale comune ad altre città italiane ed europee. Sono sempre più numerosi e, introdotti involontariamente dalla fine degli anni Settanta nei quartieri di Castelletto e di Albaro, hanno “colonizzato” progressivamente moltissime aree verdi della città. Il monitoraggio ha registrato nuovi spostamenti lungo le vallate principali di Genova, Bisagno e Polcevera, e lungo percorsi centro-periferia.
Se da un lato i pappagalli possono essere avvistati in quasi tutta la città, le nidificazioni restano concentrate, per la maggior parte, nei luoghi storici della Foce e Sestri Ponente.
«Lo sviluppo di questo filone di ricerca – spiega l’assessore all’Ambiente Matteo Campora – è finalizzato, più in dettaglio, a fornire uno strumento utile sia all’indagine sui diversi aspetti collegati alla presenza di queste specie a Genova, sia alla pianificazione degli interventi volti a equilibrare il doppio volto della città come spazio umano e come habitat della fauna selvatica-aliena. Le centinaia di email arrivate dai cittadini testimoniano la grande attenzione dei genovesi verso le tematiche ambientali, uno strumento molto utile anche alla ricerca e al nostro assessorato per una mappatura puntuale dei fenomeni in modo capillare sul territorio».
Il programma, infatti, si avvale anche dell’aiuto dei cittadini grazie a un progetto di citizen science: chi avvista pappagalli nel territorio del Comune di Genova può inviare la segnalazione a un indirizzo di posta elettronica creata appositamente (pappagalli@comune.genova.it). I dati richiesti sono innanzitutto il luogo, la data e l’ora dell’avvistamento; molto importante l’invio di una foto che consenta una sicura identificazione della specie. Tra le note, anche il numero di esemplari osservati e il tipo di attività che stavano svolgendo, oltre alla direzione del volo.
«Il censimento delle specie alloctone è fondamentale sia sotto il punto di vista scientifico sia per la sostenibilità del nostro ecosistema urbano – commenta l’assessore agli Animali Francesca Corso – i cambiamenti climatici e la diffusione di nuove biodiversità sono un elemento di attualità con cui dobbiamo confrontarci con tutti gli strumenti di monitoraggio a disposizione, coinvolgendo anche i cittadini, in modo che la presenza di nuove specie possa essere una peculiarità territoriale da preservare, prevedendone gli eventuali impatti nell’ecosistema esistente».
I dati raccolti, una volta validati dagli esperti, confluiranno nell’Osservatorio della Biodiversità Ligure – Li.Bi.Oss., una banca dati regionale gestita dall’ARPAL, accessibile liberamente da qualsiasi utente. Il cittadino che partecipa al progetto può anche lasciare il proprio nome e un indirizzo di posta elettronica dove ricevere aggiornamenti sull’iniziativa.