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BR, morto terrorista rosso Franceschini: partecipò a sequestro Sossi a Genova

Il magistrato Mario Sossi e il terrorista delle BR Alberto Franceschini

Fu uno dei fondatori delle Brigate Rosse e partecipò al sequestro del magistrato Mario Sossi a Genova

E’ morto a 78 anni Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate Rosse insieme a Renato Curcio e Mara Cagol.

L’ex terrorista rosso è deceduto l’11 aprile scorso, ma la notizia si è diffusa nella serata di oggi.

Era nato a Reggio Emilia da una famiglia di tradizione comunista, un’origine, per sua stessa ammissione, che ha facilito la sua militanza.

Ha sempre sostenuto che il suo percorso nelle BR era un seguito della lotta partigiana, una sorta di filo rosso.

Franceschini fu ritenuto responsabile con sentenza definitiva di numerosi atti terroristici, tra cui l’uccisione di due esponenti del Msi avvenuta a Padova nel giugno del 1974 e, nello stesso anno, il sequestro del magistrato imperiese Mario Sossi, che lavorava in Procura a Genova (scomparso nel 2019).

Pubblico ministero nel processo che portò alla condanna dei componenti del Gruppo XXII Ottobre, organizzazione di estrema sinistra attiva a Genova e ritenuta precursore delle BR, nel 1974 Mario Sossi fu rapito nel capoluogo ligure davanti alla sua abitazione in via del Forte di San Giuliano 2 e venne tenuto sotto sequestro dai brigatisti rossi per oltre un mese.

In tutto Alberto Franceschini venne condannato a oltre 60 anni di carcere con le accuse di duplice omicidio, costituzione di banda armata, costituzione di associazione sovversiva, sequestro di persona, oltraggio a pubblico ufficiale e rivolta carceraria, ma la sua pena era stata poi ridotta.

Franceschini era entrato in politica giovanissimo nelle fila della Fgci. Nel febbraio del 1971 non si era presentato al servizio militare di leva e aveva cominciato la clandestinità.

Fu il primo brigatista ufficialmente latitante.

A Milano, nel 1970, aveva aderito alla lotta armata e fondato con Renato Curcio le Brigate Rosse, diventandone uno dei leader.

Era stato arrestato insieme a Curcio l’8 settembre del 1974 grazie alla collaborazione di Silvano Girotto, conosciuto come ‘Frate Mitra’.

In carcere aveva aderito al Partito Guerriglia di Senzani dopo la scissione di quest’ultimo dalle BR di Moretti.

Fu anche uno dei maggiori fautori della caccia a quelli che l’organizzazione terroristica di estrema sinistra riteneva “infami”. Una caccia che comportò alcune brutali esecuzioni di militanti accusati di delazione fino ad arrivare a minacciare di morte anche Toni Negri nel cortile del carcere di Palmi, accusandolo di cercare patti con l’autorità giudiziaria.

Tuttavia, nel 1982 Franceschini si era poi dissociato dalla lotta armata e, pur non rinnegando la sua militanza, aveva preso le distanze dal terrorismo rosso e dalla violenza politica esprimendo pentimento. Nel 1987 gli erano stati quindi concessi i primi permessi premio e poi gli arresti domiciliari.

Aveva lasciato il carcere definitivamente nel 1992 a pena estinta e, dopo 18 anni di reclusione, aveva lavorato presso l’Arci Ora d’Aria.