L’attuale Garante dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Liguria ed ex Procuratore capo Francesco Lalla, sollecitato da Pd e Cgil ad esprimersi sul maxi cartellone pubblicitario sull’aborto affisso l’altro giorno in corso Buenos Aires a Genova, oggi è entrato a gamba tesa contro la propaganda delle idee dei Pro Vita e, conseguentemente, contro il sindaco Marco Bucci che insieme a Lega e FdI ieri si erano già espressi in modo contrario alla rimozione del manifesto ricordando che “Genova è democratica e in Italia esiste la libertà di opinione e di espressione”.
“Chiunque abbia sensibilità – ha dichiarato Lalla – sa che una problematica quale la maternità non può essere trattata in termini di mera pubblicità o di sollecitazione a posizioni radicalmente contrastanti, ma va trattata con la profondità e insieme la delicatezza che il tema richiede. Non introducendo voci narranti rivolte a soggetti, i bambini, che sono impegnati con se stessi nella propria crescita”.
Il Garante Francesco Lalla, quindi, ha invitato gli autori del poster ad “una revisione del testo e delle immagini” con la evidente conseguenza della rimozione del max cartellone di corso Buenos Aires e ha avanzato alcune perplessità sulla qualità del messaggio del manifesto: “Alla eventuale domanda del bambino i genitori sapranno rispondere senza imbarazzo, con fierezza, di aver messo al mondo il piccolo o con eventuale senso di colpa? Ho qualche dubbio al proposito”.
Secondo il Garante, inoltre, i toni del maxi manifesto rischiano di contrastare con la legislazione internazionale: “Questa specificità è incomprensibile al minore, dannosa nel suo stadio di crescita, quasi una ‘interferenza arbitraria’ in questo senso vietata ai sensi dell’art. 16 della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia, ratificata in Italia nel 1991.
Al minore non ci si può rivolgere creando buoni e cattivi in modo così esplicito, né ergerlo a giudice di ciò che è bene e male a proposito di una problematica tanto profonda da toccare principi etici e morali, fisiologia del corpo umano e libero arbitrio.
Una mamma non è migliore né peggiore di un’altra quando è una buona mamma che ama il suo bambino o è dolorosamente consapevole delle ragioni per le quali ha dovuto rinunciare alla maternità. In questo lo Stato italiano da quarant’anni la protegge”.
Il Garante, infine, ha auspicato che le istituzioni promuovano azioni concrete a sostegno della maternità: “Alle mamme che accudiscono e confidano nello sviluppo sano del proprio bambino va concessa fiducia e aiuto concreto, il sostegno della società in cui vive, specie da parte delle istituzioni e delle associazioni che a vario titolo si occupano di minorenni”.