Il mestiere dei Cadrai era una vera corporazione soggetta a regole, statuti, con una specifica regolamentazione: era sottoposto a concessioni quinquennali, attribuite dal Consorzio del Porto.
Per far parte della corporazione era necessario avere determinati requisiti, tra cui forma e colore delle imbarcazioni, bisognava attenersi agli orari previsti (si poteva esercitare dall’alba al tramonto), avere almeno un marinaio esperto a bordo, e rispettare le precedenze con la concorrenza. Un particolare molto interessante, per quei tempi, era che a quest’attività di ristoratori ambulanti potevano partecipare anche le donne. Come recita la “Guida del Porto di Genova del 1911” del Festa:
“La concessione relativa è rilasciata dal Consorzio del porto di Genova a mezzo di pubbliche gare a scheda segreta… Purché a bordo del battello sia tenuto in permanenza un marittimo, possono concorrere alle gare anche le vedove o le figlie maggiorenni dei cadrai defunti. La concessione ha di solito la durata di 5 anni. I battelli devono avere un numero di colori e dimensioni speciali. Possono circolare ed esercitare liberamente il loro traffico soltanto dal sorgere al tramonto del sole.”
Tra i più famosi “Caterer” troviamo negli annali: Robicche, Ruscin, Campua, Dria, Gianello. Alcuni di loro divennero nel tempo addirittura punto di riferimento per l’attracco dei vascelli! Nell’anno 1911 i battelli cadrai, in tutto il porto, erano 40, però in seguito il loro numero scese finché nel 1932 erano rimasti solo 10, che si ridussero a 3 nel 1953-54.
I cadrai scomparvero a causa dei mutamenti nell’organizzazione del lavoro portuale, che portò alla cessazione del lavoro con le chiatte, ma anche per i sempre più severi regolamenti di igiene e per l’apertura di nuove osterie e una disciplina del lavoro che comprendeva le pause pranzo. Antonio Bovetti