Slalom sulle autostrade, treni lenti, aeroporto poco considerato, crescita del porto bloccata dalla crisi. Secondo la Camera di commercio di Genova, la Liguria e’ diventata, di fatto, un’isola.
Per questo, il presidente Luigi Attanasio oggi ha chiesto “i contributi per le regioni periferiche e disagiate, che non si configurano come aiuti di Stato”.
Lo ha riportato stamane l’agenzia Dire.
Quattro le possibilita’ evidenziate: a livello nazionale, la legge 42 del 2009 che introduce la cosiddetta perequazione infrastrutturale oppure il regime speciale previsto per le isole e le regioni lontane viste le difficolta’ di collegamento con il resto del Paese; a livello europeo, la “Coronavirus response investment initiative”, per recuperare le risorse mancanti per completare le opere necessarie, e il “Recovery fund”, con cui finanziare il piano “Italia Veloce” per portare l’alta velocita’ nelle zone periferiche.
Per argomentare la propria tesi, la Camera di Commercio ha commissionato a Uniontrasporti un dossier da cui emerge che, in teoria, la Liguria potrebbe contare su una buona dote di strade e di ferrovie, mediamente superiore rispetto al resto del Nord Ovest, in rapporto a superficie ed abitanti.
Ma queste infrastrutture sono fragili e, negli ultimi 30 anni, non sono state manutenute ne’ ammodernate.
Le autostrade liguri sono tutte nella top ten delle piu’ pericolose d’Italia per incidenti.
Inoltre, la Liguria e’ l’unica regione del Nord Ovest a non avere un collegamento ad alta velocita’ ferroviaria con Torino, Milano o Roma: il Terzo Valico sara’ completato nel 2023, ma il quadruplicamento della tratta Voghera-Pavia non arrivera’ prima del 2030.
Infine, il porto, con i ritardi nella realizzazione della nuova diga foranea di Genova, la mancanza di un retroporto e la viabilita’ interna che rendono lo scalo meno competitivo dei concorrenti mediterranei e nordeuropei.