Cappuccio bianco sul Beigua UNESCO Global Geopark, ci voleva la neve di aprile per imbiancare la cima di ponente
Cappuccio bianco sul Beigua UNESCO Global Geopark, una parvenza di quel panorama che accompagnava gli inverni del passato, quando il manto abbondante di neve ci rassicurava sulla consistente riserva di acqua per l’estate.
Le stagioni non sono più quelle di una volta, tutto è cambiato, così com’è cambiato il mondo e noi stessi. Restano però i ricordi che questa lieve coltre di neve ha fatto riemergere dalla memoria dei cittadini più anziani, ragazzi di un tempo ormai lontano, quando gli inverni erano veri e la neve, pur rispettando il mite clima della Riviera, non mancava di regalare anche sul litorale qualche bella nevicata, gioia soprattutto per i bambini, che per qualche giorno potevano sfogarsi a pallate di neve, slittini e respirare l’atmosfera dei libri di avventura salgariani, che parlavano di ghiacci e di drammi vissuti al Polo Nord.
Allora non c’erano gli svaghi elettronici di adesso e la strada era l’arena in cui si esercitavano i giochi di quei tempi: la trottola, il cerchio, le biglie, il nascondino, i quattro canti … ecc., ma con la neve cambiava tutto, la strada diventava una pista per immaginifiche slitte trainate dai cani e inseguite da branchi di lupi famelici, scene riportate spesso sulla copertina della “Domenica del Corriere” e che la fantasia ingigantiva, facendo sognare epiche spedizioni sui sentieri della vicina campagna.
Inverni freddi, quelli, riscaldati da povere stufe a legna che mimetizzavano la temperatura per lo più nella sola cucina, dove si cucinava e mangiava, lasciando il resto della casa con la goccia sotto il naso; ma, a quei ragazzi di allora bastava poco per essere contenti e soddisfatti: due palle di neve in un gioco che riempiva di grida e di allegria intere borgate, sana stanchezza per sonni non turbati da mostri e guerre stellari, “conquiste” delle nuove generazioni. Ecco perché questa sbruffata di neve sul nostro Monte Beigua, ci ha ridato il senso di una stagione ormai diversa e tanti bei ricordi.
Ci voleva anche questo piccolo, bianco segnale, per lasciare per un attimo il terrore dei venti di guerra che incombono sull’umanità. Un bianco che vuol dire purezza, pulizia e … chissà’? Anche ottimismo.