I carabinieri del Noe di Genova, con la collaborazione dei militari del Noe di Treviso e del comando provinciale carabinieri di Vicenza hanno eseguito il sequestro preventivo, emesso dal Tribunale di Genova, di uno stabilimento attivo nella commercializzazione di pannelli fotovoltaici e del suo contenuto, nonché dei moduli fotovoltaici presenti presso un’altra società di recupero rifiuti.
Il valore complessivo del sequestro si aggira attorno ad 1 milione di euro.
Le investigazioni erano iniziate in seguito a delle ispezioni ispezioni di container di una società vicentina avvenute nel Porto di Genova durante l’estate del 2019.
Le verifiche, che inizialmente avevano evidenziato irregolarità nelle modalità di trasporto, hanno successivamente fatto emergere “una ben rodata modalità di gestione irregolare dei pannelli fotovoltaici derivanti dalla dismissione di grandi impianti dislocati in molte regioni italiane”.
Il meccanismo consisteva nella raccolta di ingenti quantitativi di pannelli dismessi dichiarati rifiuti per il solo tempo necessario a coprire il tragitto tra il luogo in cui venivano smontati e prelevati e l’impianto di trattamento.
Successivamente venivano rilasciate agli ignari produttori originari del rifiuto, false dichiarazioni di distruzione dei pannelli e il contestuale recupero di materia quali metalli, silicio, vetro, plastiche nobili e altre materie riutilizzabili.
Tali attestazioni consentivano di richiedere al Gestore servizi energetici, il Gse, la cauzione versata.
Ai pannelli fotovoltaici, che non avrebbero dovuto più esistere, mediante l’apposizione di nuove matricole e attestazioni “standardizzate” di verifiche funzionali, veniva data nuova vita.
In queso modo gli indagati avevano tre vantaggi: incassare cospicue somme di danaro per il ritiro dei rifiuti dai produttori; elusione dei costi di trattamento; rivendita dei pannelli fotovoltaici come apparecchiature elettriche usate a paesi in via di sviluppo.