Ultrà di sinistra e di destra a sostegno dei filorussi del Donbass. Stamane i carabinieri del R.O.S. (Raggruppamento operativo speciale) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Genova, su proposta della locale Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, nei confronti di sei persone indagate a vario titolo per “associazione per delinquere finalizzata al reclutamento e al finanziamento di mercenari combattenti al fianco di milizie filorusse nel conflitto armato sviluppatosi nel territorio del Donbass in Ucraina orientale, reclutamento e istruzione dei mercenari, nonché attività di partecipazione al conflitto, fatti aggravati dalla transnazionalità dei reati”.
Tre destinatari del provvedimento restrittivo di arresto risultano irreperibili e tuttora sono ricercati. Secondo gli investigatori, potrebbero trovarsi ancora nelle zone teatro del conflitto.
Si tratterebbe di Andrea Palmeri (capo ultrà della Lucchese ritenuto uno dei leader dell’organizzazione) Gabriele Carugati detto “Arcangelo” (ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale lombardo) e Massimiliano Cavalleri detto “Spartacus” (bresciano, ex militare dell’Esercito Italiano durante un periodo di ferma volontaria e già combattente in Bosnia nel 2001).
Nel corso dell’operazione sono state effettuate sette perquisizioni nei confronti di altri indagati.
I reati contestati scaturiscono dalla violazione della convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari, adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 4 dicembre 1989 e ratificata dall’Italia nel 1995.
I destinatari della misura di custodia cautelare in carcere sono Antonio Cataldo (operaio di Nola in Campania, già arrestato in Libia nell’estate 2011 dalle forze di sicurezza dell’allora regime, insieme a due connazionali che lavoravano come contractors, accusato di aver preso parte ai combattimenti nel Donbass dietro corrispettivo di denaro e di aver reclutato mercenari) Olsi Krutani (cittadino albanese trasferitosi a Milano, sedicente ex Ufficiale delle aviotruppe russe, istruttore di arti marziali, operatore informatico, accusato di aver reclutato mercenari da inviare in teatro di conflitto in Ucraina) e Vladimir Verbitchii detto “Parma”(operaio moldavo trasferitosi in Emilia Romagna, aspirante legionario, accusato di aver preso parte ai combattimenti lungo il confine russo-ucraino dietro corrispettivo di denaro).
Secondo gli inquirenti e i carabinieri del ROS “tra gli indagati figurano esponenti di gruppi ultrà, un ex militare dell’Esercito, nonché soggetti di opposta estrazione ideologica, ma accomunati da una posizione eurasiatica che si oppone all’atlantismo e ai valori liberali propugnati dall’imperialismo americano”.
Le indagini, avviate nel 2013 sull’area degli Skinhead della Liguria, hanno consentito di documentare l’esistenza di una struttura operante sull’asse Italia-Ucraina, dedita al reclutamento e al finanziamento di combattenti mercenari da inviare nel teatro di guerra ucraino a rinforzare le fila dei miliziani separatisti filorussi, sostenitori dell’indipendenza della regione del Donbass dal governo di Kiev.
Sempre secondo gli inquirenti, gli arrestati sono risultati in contatto con un sodalizio attivo pubblicamente nell’assistenza umanitaria verso le popolazioni del Donbass, vittime della guerra civile scoppiata nella primavera 2014, ma che in realtà operava nel reclutamento di mercenari da inviare nelle zone di conflitto arruolandoli nelle milizie filorusse.
In questo ambito, è stato individuato come Olsi Krutani, ex militare di origine straniera, attivo nel settore della sicurezza privata e direttamente in contatto con gli esponenti apicali del menzionato gruppo, che svolgeva funzioni di intermediario tra il mondo dei reclutatori e quello dei combattenti.
Nel corso della attività condotte dai carabinieri del ROS sono state individuate anche persone che, inizialmente partite alla volta dell’Ucraina con prospettive di lavoro come contractor, una volta giunti in teatro di guerra decidevano di non arruolarsi nelle formazioni paramilitari filorusse.
Un altro connazionale, invece, dopo una prima fase di ambientamento, aveva rinunciato del tutto ed era rientrato in Italia.
Il fronte ucraino “risulta a tutti gli effetti meta di miliziani di varie nazionalità, attirati dalle campagne di arruolamento internazionali promosse dai filorussi. Attività spesso mascherate da sostegno di tipo umanitario”.
In tale quadro, Pavel Gubarev, già governatore dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, aveva pubblicamente lodato il contributo militare degli “italiani”. Inoltre, é emerso il legame tra alcuni indagati e Alexey Milchakov, comandante dell’unità paramilitare “Rusich” operante nel Donbass.
Nell’ambito degli approfondimenti svolti dai carabinieri, è stata quindi rilevata la “presenza di combattenti separatisti di differente orientamento ideologico, accomunati da posizioni che promuovono un movimento culturalmente e politicamente comunitarista, superando la dicotomia destra/sinistra – fascismo/antifascismo”.
Siffatta “commistione ideologica” ha assunto ulteriore rilievo nella figura di uno degli indagati che, dapprima attivo nel reclutamento di mercenari sul fronte russo-ucraino, successivamente si spostava ai confini fra Turchia, Siria ed Iraq per combattere in formazioni satellite del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e tuttora inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche stabilito dall’Unione Europea.
Le risultanze investigative si sono intersecati altresì con un provvedimento del Consiglio dell’Unione Europea, che aveva comunicato all’Italia alcune persone ritenute responsabili di azioni che minacciavano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, a carico dei quali erano sanciti il divieto di ingresso nel territorio UE ed il congelamento dei fondi e delle altre risorse economiche loro riferibili.
Inoltre, anche le autorità diplomatiche ucraine avevano segnalato alle autorità italiane dei connazionali (tra cui alcuni degli indagati) che avevano preso parte a operazioni militari contro l’Esercito ucraino al fianco delle formazioni armate delle autoproclamate Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk.