Dal 14 febbraio al 24 giugno 2019 Palazzo della Meridiana – Genova
Interessante allestimento quello che vede come protagonista in questi giorni Caravaggio e la sua contaminazione della realtà artistica genovese del Seicento.
Piccolo ma affascinante gioiello espositivo quello che ha preparato con cura l’Associazione Amici di Palazzo della Meridiana insieme ad Anna Orlando, curatrice della mostra attualmente in corso a Genova.
Caravaggio, pittore di genio, spirito rivoluzionario e animo inquieto, impreziosisce il momento di magico splendore che vive la città nella prima metà del Seicento, quando il potere economico e finanziario delle famiglie nobiliari genovesi rendono il capoluogo ligure e il suo porto il baricentro d’Europa. La mostra ci racconta perfettamente quello che fu il secolo dei genovesi. Esposte una trentina di opere selezionate suddivise in cinque sale; il forte impatto teatrale e spettacolare testimonia la chiara e decisa adesione al lessico pittorico caravaggesco.
Capolavori che forse non avevamo ancora avuto modo di ammirare. Ecco l’occasione giusta per assaporarne la dimensione europea, grazie ad un progetto di valorizzazione del territorio attraverso la riscoperta di un passato glorioso della nostra città che sappia essere di stimolo per le nuove generazioni.
Il caravaggismo dei pittori genovesi nasce dal connubio tra mecenatismo e collezionismo. Non c’è artista genovese che non si confronti con la realtà del Maestro, la sua interpretazione della luce che irrompe nello spazio e costruisce i corpi, la teatralità della scena fatta di sguardi e di gesti, la drammaticità e il pathos. Tutti ne amano la messa in scena di un dramma in atto.
“Il martirio di Sant’Orsola” (1620-125) di Bernardo Strozzi. L’artista rende omaggio al Caravaggio cogliendone la forza costruttiva ed emozionale della luce. Il dialogo è sicuramente potente e profondo. Mentre Caravaggio modella le figure in una densa e piena oscurità, cristallizzando il preciso istante del martirio di Sant’Orsola e trasformandolo nel momento più drammatico della narrazione, il pittore genovese ne reinterpreta l’intensità luminosa dal punto di vista cromatico. I colori si fanno più intensi e vivi. Anche Sant’Orsola perde quella intensa drammaticità caravaggesca per abbandonarsi dolcemente al suo destino; proprio in quell’ultimo istante di vita guarda verso il cielo pronto ad accoglierla.
“Ecce Homo” (1605-1610) di Caravaggio si trova nella seconda sala, denominata “Maestri a confronto”; l’immagine centrale dell’allestimento genovese si offre al confronto spirituale e formale con gli artisti genovesi. Umanità o divinità del Cristo? Questo si domanda il visitatore. Un corpo che si fa massa attraverso una luce chiara e calibrata, ma che diventa viva e vibrante; il volto rassegnato al suo destino. Quello del Merisi è un Gesù malinconico dallo sguardo basso; è la realtà, l’umanità colta nella sua essenza. E’ una figura dolce, che ci fa quasi tenerezza. Quell’uomo è uno di noi; siamo noi. Lo diventiamo nel momento stesso in cui il Cristo ci viene offerto; anche se questo gesto viene restituito con evidenti sfumature tragico-grottesche da un Pilato decisamente retorico.
“Cristo deriso” di Giovanni Domenico Cappellino (1620-1630) ci presenta un Cristo prepotente sulla scena ; la sua veste rossa accende l’opera nella sua complessità. Alla violenza del pugno che sta per scagliarsi contro di lui si contrappone la pietà del suo sguardo. “Ecce Homo” di Gioacchino Assereto (1620-1625) reinterpreta la teatralità dell’opera del Merisi. Il Cristo è quasi un fantasma al centro dell’opera; un fantasma senza pena. Il suo corpo bianco etereo, freddo, già esanime; la veste rossa che crea un contrasto emozionale intenso, tenuta in mano come un trofeo.
“Ecce Homo” di Orazio de Ferrari (1640) presenta un segno più morbido; i colori si fanno più sfumati. Il corpo del Cristo non è più solo una sagoma nello spazio, ma si fa caldo e vibrante nel suo lasciarsi andare alla sua lenta agonia.
Di opposta interpretazione Bernardo Castello, Giovanni Battista Paggi e Simone Barabino. Per loro il Cristo diventa divino, abbandona la sua natura umana e si muove verso il trascendente. Gesù volge lo sguardo verso l’alto e il suo dolore diventa mistico; lo spettatore ne coglie l’essenza, ma non vi si immedesima.
Non poteva certo mancare in un allestimento su Caravaggio il tema della natura morta. Nella sala denominata “Fari sul vero” possiamo ammirare come la sfida del Merisi con il “vero” porti i genovesi a confrontarsi con il genere della “natura morta”, reinterpertandolo a sua immagine e somiglianza. Giacomo Legi (“Gatto in dispensa” 1630) mette in scena una ricca natura morta dove una straordinaria luce fa vibrare fiori e frutta in uno spazio emozionale ben definito. Bernardo Strozzi (“Natura morta con vasi di peonie rosa” 1635-1644) si fa attento interprete del Caravaggio anche nelle nature morte, dove coniuga perfettamente colori di derivazione rubensiana al luminismo caravaggesco.
Nella sala successiva “Eroine del vero” la protagonista diventa la donna. Se nel Seicento l’uomo era diventato il centro dell’universo con il suo intelletto e le sue passioni, la donna diventa donna e non più solo santa. E’ la prova tangibile di bellezza, carne che respira. Figura che emerge dalla penombra con forza e prepotenza come “Santa Apollonia” (1625-1630) di Giovanni Andrea De Ferrari e “Cleopatra” (1635-1640) di Anton Maria Vassallo. Eleganza e sensualità, ben lontane dal concetto di santità femminile a cui si era abituati.
L’influenza di Caravaggio si affievolisce sul finire del secolo, ma resta viva nelle opere di: Giovanni Andrea De Ferrari, Giovanni Battista Carlone, Anton Maria Vassallo, Valerio Castello. Nell’ultima sala il recupero di Caravaggio passa attraverso il tardo barocco genovese, decisamente più trionfante e gioioso. Se ne fanno testimoni: Bartolomeo Guidobono, Pietro Paolo Raggi e Paolo Gerolamo Piola con la sua “Salomè” (1720).
La mostra resterà a Palazzo della Meridiana (Salita San Francesco 4) fino al 24 giugno 2019.
Orari: da martedì a venerdì: h. 12,00-19,00 Sabato, Domenica e Festivi: h.11,00-19,00. Lunedì chiuso.
Biglietto di ingresso: euro 10,00 (intero), euro 8,00 (ridotto), euro 4,00 (scuole e bambini).
Ingresso ridotto alla Mostra per i visitatori dei Musei di Strada Nuova. Ingresso ridotto per i Musei di Strada Nuova dopo la mostra a Palazzo della Meridiana. Sabrina Malatesta
Galleria fotografica
Intorno alla mostra ‘Caravaggio e i Genovesi’
Laboratori didattici dedicati alle Scuole (classi minimo 15 alunni).
“Polvere colorata” – “Te lo ricordi?” (Scuola per l’infanzia).
“Le opere d’arte arrivano a teatro” – “Hai paura del buio?” – “La mela del peccato” (Scuola primaria).
“Io voglio…” – “Cara-viaggio” – “Disegnare la luce” (Scuola secondaria di primo grado).
“Arrivo al presente” – “Fake news: l’arte della bugia” – “Chi ha dipinto cosa?” – (Scuola secondaria di secondo grado).
Costo: euro 8,00 (ingresso alla mostra e laboratorio didattico). Euro 6,00 (visita guidata). Durata: 2 ore
Prenotazione obbligatoria: Tel. 0102541996 didattica@palazzodellameridiana.it
Venerdì 12 aprile 2019: “Sono stato io – Ombre su Caravaggio”. Spettacolo a cura di Renato Tortarolo – Salone del Cambiaso (Palazzo della Meridiana). H. 10,00 per le scuole (euro 7,00). H. 21,00 per il pubblico (euro 15,00).
Per maggiori informazioni: tel. 0102541996 mostre@palazzodellameridiana.it www.palazzodellameridiana.it