Il Sindacato Sappe lancia l’allarme
Ancora un allarme nelle carceri della Liguria, con particolare attenzione all’uso illegale di telefoni cellulari e al traffico di droga all’interno delle strutture penitenziarie. A segnalare l’accaduto è il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE), attraverso il segretario regionale della Liguria, Vincenzo Tristaino, che ha dichiarato: “Si è trattato di una brillante operazione di intelligence condotta dalla polizia penitenziaria. Gli agenti hanno rinvenuto due pacchetti, oltre a un pallone da calcio contenente 8 smartphone, 50 grammi di hashish e circa 80 pastiglie di subotex”.
Il SAPPE evidenzia come la polizia penitenziaria sia riuscita a intercettare oggetti illeciti destinati ai detenuti nonostante la carenza di mezzi e di personale. Viene sottolineato che l’introduzione di telefonini in carcere costituisce un reato penale, punibile con una pena da uno a quattro anni di reclusione. Tristaino conclude rinnovando l’invito al DAPaffinché vengano adottati strumenti per schermare le carceri, prevenendo così alla radice il problema.
Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, sollecita ulteriori interventi da parte delle istituzioni: “Non sappiamo più in che lingua chiedere che tutte le carceri siano schermate contro l’uso di cellulari e altri dispositivi tecnologici. È altrettanto urgente istituire un reato penale specifico per chi viene trovato in possesso di telefoni in carcere. Solo potenziando la sicurezza e assumendo nuovi agenti di polizia penitenziaria si possono risolvere questi problemi”.
Capece mette in guardia anche contro l’uso dei droni, che, pur offrendo grandi opportunità, rappresentano una sfida per la sicurezza e la privacy nelle carceri, dato che vengono impiegati per introdurre sostanze stupefacenti e oggetti illegaliall’interno delle strutture. Dal 2015, il SAPPE denuncia il crescente problema dell’introduzione di droga e altri materiali non consentiti tramite droni.
Capece prosegue sottolineando come l’ingresso della droga nelle carceri sia un fenomeno in crescita, soprattutto a causa dell’alta percentuale di tossicodipendenti tra i detenuti italiani. Secondo i dati in possesso del SAPPE, circa il 30% delle persone detenute in Italia ha problemi legati alla droga. Tuttavia, Capece precisa che i tossicodipendenti non sono detenuti per la loro dipendenza, ma per reati connessi. La loro presenza nelle carceri pone una sfida significativa, sia per la gestione interna che per la complessità delle cure necessarie.
Capece conclude affermando che una possibile soluzione sarebbe offrire trattamenti adeguati fuori dal carcere per i tossicodipendenti, riducendo così l’ingresso di droghe nelle strutture. Inoltre, il rafforzamento delle unità cinofile rimane una componente essenziale nel contrastare il traffico di sostanze stupefacenti all’interno delle carceri italiane.