Un Assistente Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria, di 48 anni, originario della Sardegna e in servizio nel carcere di Sanremo, ieri mattina si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza. A darne notizia è il sindacato autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Il collega – ha spiegato il segretario del Sappe Donato Capece – aveva appena iniziato il turno di servizio in carcere alle 8, ma si è poi allontanato e, nei pressi di un cimitero adiacente la struttura detentiva, si è tolto la vita.
Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano.
Siamo sconvolti. Il collega era benvoluto da tutti, molto disponibile ed era sempre a disposizione degli altri. Per questo risulta ancora più incomprensibile il suo terribile gesto, tanto più se si pensa che era padre di due figli”.
Il segretario del Sappe non è entrato nel merito delle cause della tragedia, ma ha sottolineato come “pur essendo importante evitare strumentalizzazioni, è fondamentale e necessario comprendere e accertare quanto hanno inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative.
Non può essere sottaciuto, ma deve anzi seriamente far riflettere tutti la constatazione che dal 1997 ad oggi sono stati complessivamente più di 145 i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita
Non sappiamo se era percepibile o meno un eventuale disagio che viveva il collega. Quel che è certo è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria e il Ministero della Giustizia sono in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta, come per altro il Sappe ha denunciato in un recente convegno sul disagio psichico che si è tenuto nel carcere di Marassi.
Al ministro Bonafade e ai sottosegretari Morrone e Ferraresi chiediamo un incontro urgente per attivare serie iniziative di contrasto al disagio dei poliziotti penitenziari.
In Liguria vi sono condizioni di lavoro difficili, aggravate dall’endemica carenza di agenti.
Certo è che in Liguria, segnatamente a Sanremo e Imperia, poco e nulla è stato fatto per prevenire il disagio lavorativo dei poliziotti penitenziari.
Il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) non può continuare a tergiversare su questa drammatica realtà.
Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del personale di Polizia Penitenziaria.
Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria.
Non si perde altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile. Vorrei fare un appello al Ministro Bonafede: se ci sei, batti un colpo!”.