Arriva al teatro Carlo Felice il melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi Il corsaro, su libretto di Francesco Maria Piave dall’omonimo poemetto di George Byron.
L’opera, penultimo titolo della stagione lirica, sarà in scena da venerdì 17 maggio alle ore 20.00.
Si replica domenica 19 maggio ore 15.00, venerdì 24 maggio alle ore 20.00 e domenica 26 maggio alle ore 15.00.
Lo spettacolo sarà preceduto da una conferenza illustrativa, gratuita ed aperta al pubblico, sabato 11 maggio alle ore 16 all’auditorium Montale: relatore Lorenzo Costa.
Direttore dell’orchestra sarà Renato Palumbo, la regia di Lamberto Puggelli, le scene di Marco Capuana, i costumi di Vera Marzot, maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, luci di Maurizio Montobbio.
L’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova è realizzato in coproduzione con il Teatro Regio di Parma. Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del coro Claudio Marino Moretti.
Il cast si compone di Francesco Meli (Corrado), Irina Lungu (Medora), Mario Cassi (Seid), Olga Maslova (Gulnara), Saverio Fiore (Selimo), Adriano Gramigni (Giovanni), Emilio Cesar Leonelli (Un eunuco), Matteo Michi (Uno schiavo).
Il corsaro fu composto a Parigi tra il 1847 e il 1848, la prima rappresentazione si tenne al Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre 1848.
Il soggetto di Byron aveva attirato l’attenzione del compositore diversi anni prima, infatti ne aveva già affidata la riduzione in libretto d’opera a Francesco Maria Piave. La storia ripercorre le avventure di un corsaro, Corrado, che, stanco della prigionia su un’isola dell’Egeo, decide di fuggire per attaccare il pascià turco Seid, abbandonando l’amata Medora.
L’attacco è sventato dai turchi, e Corrado e i suoi corsari vengono condannati a morte. Ma Gulnara, prediletta del pascià e innamorata di Corrado, uccide Seid e libera il suo amato.
Di ritorno sull’isola, Corrado incontra Medora ormai morente perchè, credendo morto Corrado, aveva deciso di togliersi la vita. Di fronte a questa tragedia, Corrado si getta in mare.
La drammaturgia dell’opera si snoda tra avventure, battaglie e amori sconvolgenti. La musica di Verdi esalta tanto la dimensione dello scontro quanto quella amorosa, con arie di grande lirismo e intensità drammatica («Tutto parea sorridere», «Il fiero corsaro è mio prigione!», «Oh mio Corrado appressati»).
Non mancano i riferimenti alla tradizione italiana della prima metà dell’Ottocento, ma con Il corsaro Verdi introduce nuovi spunti, quelle personalissime intuizioni che di lì a poco avrebbero definito il suo stile e cambiato la storia del melodramma.
Commenta Renato Palumbo: «In una storia ricca di arie, cabalette, duetti, concertati, e declamati, il mio compito sarà quello di sottolineare lo stato d’animo dei personaggi, il carattere e le motivazioni, ricreando nella concertazione in orchestra le atmosfere dolenti di Medora e Corrado, gli accenti virili e aggressivi di Seid, il canto incalzante e seduttivo di Gulnara, che Verdi coniuga con il suo solito ed ineffabile talento. Il privilegio di eseguire gran parte del repertorio verdiano mi ha fatto capire quanta complessità di pensiero si nasconda dietro la semplicità del suo linguaggio, diretto a tutti. Alla sua conoscenza ci si deve accostare con rispetto e con umiltà.
Così facendo si comprende che la musica è il punto di partenza per arrivare al messaggio che la sua idea drammaturgica rappresenta in tutti i suoi capolavori modernamente immortali.»
La regia di Lamberto Puggelli, realizzata nel 2004 – con le scene di Marco Capuana, i costumi di Vera Marzot e le luci di Maurizio Montobbio – coglie gli aspetti più romantici e travolgenti dell’opera, con una messa in scena di forte impatto visivo, nella quale troneggiano le vele delle navi dei corsari e dei turchi, che si tramutano tanto nella gabbia che rinchiude Corrado, fatto prigioniero, quanto nell’affascinante e misterioso harem del pascià Seid.
Avvincenti sono le scene di battaglia, coordinate dal maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, che spiega che l’opera è ricca di duelli e di scene quasi cinematografiche. Con un finale con saluti d’effetto. ELI/P.